Camera di Commercio di Ferrara
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Comunicato Stampa n. 8 - 29 marzo 2023

— archiviato sotto:
ultima modifica 28/03/2023 17:10

Govoni: “Traggo motivi di fiducia dagli esempi, non marginali, di una volontà che è presente tra i giovani ferraresi di non rassegnarsi, di farsi sentire con forza, di sollecitare politiche che aprano loro nuovi sbocchi”. CAMERA DI COMMERCIO, OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA: BILANCIO DEL 2022 ANCORA POSITIVO MA PER IL PRIMO TRIMESTRE LE ASPETTATIVE DELLE IMPRESE VIRANO VERSO IL BASSO. Produzione (+0,9%), Costruzioni (+6,1%), Commercio al dettaglio (+2,1%) ed Export (+12,9%). Scenari di previsione Valore aggiunto: 2022 +4,6%, 2023 +0,8%, 2024 +1,3%

 

Bilancio del 2022 ancora positivo, ma per il primo trimestre le aspettative delle imprese ferraresi virano verso il basso. Questo il dato principale diffuso ieri mattina (29 marzo), alla presenza dei vertici delle istituzioni, delle associazioni di categoria e della Banca d’Italia, dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio. I numeri, illustrati da Guido Caselli, direttore del centro Studi di Unioncamere Emilia Romagna, descrivono l’andamento di un’economia, quella ferrarese, condizionata dall’inflazione (8,3%, a fronte dell’8,4% dell’Emilia-Romagna e dell’8,1% della media italiana), che apre uno scenario pieno di incognite e prelude a una frenata nel 2023.

Se Prometeia stima, per la nostra provincia, la crescita del valore aggiunto nel 2023 del +0,8%, escludendo, al momento, il rischio di una recessione, nell’ultimo trimestre del 2022 la produzione fa segnare un +0,9% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, quando invece il recupero dell’attività era stato a due cifre. I dati annuali dell’export ferrarese di fonte ISTAT superano i 2,8 miliardi di euro ed evidenziano ancora un aumento importante (+12,9%), con variazioni positive per la maggior parte delle destinazioni e dei prodotti, trend condizionati comunque dall’aumento dei prezzi. Cresce a ritmo costante anche il volume d’affari per le costruzioni, con una variazione media annuale del +6,1% e indicatori più elevati per l’artigianato del settore. Così come cresce, per il secondo anno consecutivo, la variazione media delle vendite nel commercio al dettaglio (+2,1%), grazie alla ripresa registrata negli ultimi due trimestri delle vendite di alimentari e della grande distribuzione.

Preziosoha sottolineato Paolo Govoni, commissario straordinario della Camera di commercio – è l’impegno dei componenti l’Osservatorio dell’economia nel mettere a sintesi l’ingente mole di dati raccolti ed elaborati dal nostro Ufficio Studi, la cui conoscenza e diffusione sono indispensabili per analizzare le dinamiche e le modificazioni strutturali in atto nel sistema imprenditoriale locale, fungendo da utile riferimento per le diverse politiche di intervento. In un contesto così complicato qual’é quello che stiamo vivendo, quasi miracolosa è la vitalità delle nostre imprese che, nonostante tutto, investono, innovano ed esportano e che, ogni giorno, accettano con coraggio la sfida del mercato. Traggo motivi di fiducia dagli esempi, non marginali, di una volontà che è presente tra i giovani ferraresi di non rassegnarsi, di farsi sentire con forza, di sollecitare politiche che aprano loro nuovi sbocchi. Quanto alla Camera di Commercio – ha concluso Govoni - continueremo a dar valore al volto migliore di un tessuto economico ancora sano e vitale, con uomini e donne che, quotidianamente, reagiscono e si impegnano nelle loro imprese per creare lavoro e benessere”.

 

Scenari di previsione

Valore aggiunto

2022: +4,6%

2023: +0,8%

2024: +1,3%

 

 

 

 

 

 

 

Gli “Scenari per le economie locali” di Prometeia di gennaio, hanno stimato che la crescita del valore aggiunto provinciale nel 2022 è stata del 4,6%, rivedendo al rialzo di quasi due punti percentuali le valutazioni di ottobre scorso quando era stato diffuso un +2,6%, mentre per l’anno corrente è previsto un sensibile rallentamento (+0,8%), escludendo, almeno per il momento, il rischio di una recessione.

La ripresa dell’economia provinciale dello scorso anno ha così permesso di recuperare la caduta del valore aggiunto del 2020. Fatta eccezione per il 2021, la crescita conseguita nel 2022 è stata la più rapida dopo il veloce recupero dell’anno 2000. Dal confronto con il passato emerge poi che il valore aggiunto ferrarese in termini reali nel 2023 dovrebbe risultare superiore di appena lo 0,3% rispetto al livello di caduta toccato nel 2009, anno della crisi finanziaria, ma inferiore di ben 11,7% punti percentuali al confronto con il massimo raggiunto nel 2007.

Lo scorso anno l’andamento dell’attività a Ferrara ha mostrato un profilo leggermente superiore a quello nazionale e a quello regionale, ma nel più lungo periodo emerge il migliore andamento dell’economia regionale in quanto il suo valore aggiunto in termini reali nel 2023 risulterà già superiore del 4,7% rispetto a quello del 2007 e sarà maggiore di oltre 12 punti percentuali rispetto al livello del 2000.

Dall’analisi della formazione del valore aggiunto 2022, emerge che lo scorso anno sono state di gran lunga le costruzioni a trainare l’aumento del valore aggiunto con un ritmo di crescita quasi cinque volte quello dei servizi. Nel 2023, la stretta monetaria e la crescita dell’inflazione ridurranno la domanda e condurranno ad una forte frenata per l’industria, mentre la crescita proseguirà sensibilmente più contenuta sia nelle costruzioni, sia nei servizi.

Commercio internazionale

Esportazioni 2022:

2.830,5 milioni di €,

pari al +12,9%

 

Trend trimestrale

 

 

 

 

 

Trend

annuale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli indicatori del commercio internazionale, elaborati sulla base delle informazioni diffuse da Istat, hanno confermato per tutto l’anno 2022 ancora una tendenza positiva del valore delle vendite all’estero per le imprese ferraresi, solo in lieve rallentamento verso la fine dell’anno. Complessivamente nel 2022 sono state esportate merci per oltre 2,8 miliardi di euro, valore che corrisponde ad una variazione tendenziale positiva del +12,9%, circa 300 milioni in più rispetto al 2021, ancora un ulteriore recupero al confronto con il 2019, superando anche il record del 2018 di quasi 261 milioni.

Analizzando solo il trend del quarto trimestre 2022 il valore delle esportazioni ferraresi cresce ancora, ma ad un ritmo meno accelerato rispetto alla prima parte dell’anno, con una variazione tendenziale trimestrale del +1,1%. Il dato finale del trimestre, quasi 680 milioni di euro, risulta comunque il massimo assoluto della serie storica riferita a questo periodo. Il valore invece riferito al solo mese di dicembre è inferiore a quanto esportato nello stesso mese dello scorso anno.

Nella prima parte dell’anno si sono registrati gli aumenti più rilevanti, fino ad aver registrato a maggio un incremento del 36% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente; il trend positivo è rallentato pur segnando anche nei mesi estivi variazioni a due cifre tra agosto e settembre, per poi arrivare in autunno in frenata e a registrare a dicembre una vera e propria diminuzione. In termini congiunturali, il quarto periodo 2022 al confronto con il terzo dello stesso anno, registra un valore appena superiore, con una variazione congiunturale del +1,1%.

L’aumento su base annua dell’export nazionale (+20,0%) risulta marcato e diffuso su gran parte del territorio nazionale. Ferrara non è tra le province che registrano la variazione più elevata in Italia, e al confronto con il dato medio rilevato dell’Emilia-Romagna (+14,6%), rimane al di sotto, confermando così la propria quota sul totale regionale al 3,4%. Il suo apporto alla variazione delle esportazioni regionali 2022 rappresenta ancora il contributo minore, con un’incidenza inferiore anche a quella di Rimini.

Tutti i principali settori hanno registrato incrementi, in particolare la voce «Macchinari ed apparecchi» ha aumentato le vendite all’estero di 75 milioni rispetto allo stesso periodo del 2021 spiegando da sola quasi un quarto della crescita complessiva (+325 milioni in totale) e confermando di essere il principale comparto esportatore. Rilevante anche l’aumento della seconda voce «Sostanze e prodotti chimici» che cresce dell’8,1% incrementando le vendite di 56 milioni rispetto allo scorso anno. Il terzo settore per importanza, i «Prodotti agricoli», invece registra l’unico calo tra i prodotti che vale oltre 13 milioni di euro in meno al confronto con il valore del 2021 e che corrispondono ad una variazione negativa del -5,3%. La voce comprende anche una sottocategoria riferita alle piante vive che invece ha rilevato un incremento, non sufficiente a compensare i cali di colture permanenti e non. Bene invece i «Prodotti alimentari» aumentati del 32,5% e gli «Articoli in gomma, plastica e ceramica» che incrementano del 18,8% l’export. Da segnalare l’aumento relativo più elevato (+51,5% che in termini assoluti si traduce in circa 44 milioni di euro in più) per il gruppo residuale degli «Altri prodotti» tra cui è compresa la voce «Prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti e risanamento» (+2,7%, oltre 18 milioni in più).

Anche rispetto al 2019 si registrano variazioni positive in gran parte dei settori, con alcune importanti eccezioni. Sistema moda, Articoli farmaceutici, ma soprattutto il comparto dell’Automotive, non hanno ancora recuperato i buoni livelli di tre anni fa.

La crescita dele importazioni (+20%) si diffonde praticamente in tutti i settori in particolare nei «Prodotti in metallo», con l’unica eccezione del comparto «Computer, app. elettronici e ottici».

La crescita dell’export in valore nel 2022 – condizionata dai rialzi dei prezzi diffusi a livello merceologico – riguarda ancora tutte le principali destinazioni delle esportazioni ferraresi. Le variazioni positive delle vendite verso Stati Uniti e Germania, che insieme rappresentano poco meno di un terzo dell’export ferrarese, hanno determinato da sole quasi la metà dell’incremento complessivo. Anche gli incrementi verso Francia, Spagna, Regno Unito e Svizzera hanno avuto un peso importante sul risultato finale. Oltre alle variazioni a due cifre registrate sui mercati europei (+11,3%) che rappresentano oltre i due terzi del totale, da segnalare quindi c’è soprattutto la crescita delle vendite negli Stati Uniti (+27,7%), che contribuiscono con un aumento di quasi 79 milioni di euro. Di poco inferiore anche la crescita in termini assoluti dell’export in Germania (quasi 66 milioni di euro), quando la Francia incrementa di circa 60 milioni. L’export verso il Regno Unito torna a crescere, grazie ai prodotti della metalmeccanica, dei macchinari e dell’automotive, superando di poco gli 80 milioni, meno di un quarto del valore delle vendite verso la Francia. In lieve recupero anche le esportazioni verso la Cina e il Sud Africa. La riduzione più rilevante si registra per l’export verso la Russia (33milioni in meno rispetto al 2021). Frenano, seppur compensati dagli altri trend, anche le esportazioni in Nigeria (quasi 20 milioni in meno) e Marocco. Verso Grecia, Oman Belgio e India (dove l’export si attesta sui 44 milioni, eguagliando il valore delle Russia) la riduzione si ferma sui 5 milioni di euro per paese.

Congiuntura settore manifatturiero

4° trimestre 2022

 

Produzione: +0,9%

Settimane di produzione assicurata: 10,5 (una in più rispetto allo stesso trimestre del 2021)

Grado di utilizzo degli impianti: 71,3%

 

 

 

 

 

Media volume produzione

2021: +12,4%

2022: +3,8%

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Le performance positive dell'industria locale nel suo insieme sono ancora esposte alle criticità che si sono avvicendate nel corso del 2022, partendo dalla scarsità delle materie prime e dal loro costo elevato, per arrivare alla crescita dei tassi di interesse e alla contrazione del credito nell'ultima parte dell'anno. Ad oggi, però, si assiste ad una riduzione dei prezzi energetici e a un clima economico di maggiore ottimismo per i prossimi mesi, con un aumento della fiducia delle imprese manifatturiere misurato da ISTAT, rispetto a qualche mese fa, quando una recessione per il 2023 era data per verosimile da analisti e Istituzioni.

Secondo i dati dell’indagine congiunturale svolta a gennaio, il ritmo della ripresa ha rallentato nuovamente nel quarto trimestre 2022. Il volume della produzione delle piccole e medie imprese dell’industria in senso stretto ferraresi ha messo a segno un lieve aumento (+0,9%) rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno che aveva visto un eccezionale recupero dell’attività. La produzione ha superato del 5,7% il livello dello stesso trimestre del 2018, ovvero dell’ultimo anno di crescita dell’attività prima della recessione nel 2019 e della pandemia nell’anno successivo. Nonostante si siano ridotti, i ritmi di crescita rilevati per l’agroalimentare (che ha subito il minore rallentamento tra l’estate e l’autunno), il sistema moda e l’ampio aggregato delle industrie meccaniche e dei mezzi di trasporto sono risultati i più sostenuti. Le dinamiche più contenute, ma positive hanno riguardato le macchine elettriche e il gruppo legno-mobili, carta-stampa. All’opposto la fase di crescita si è chiusa per l’aggregato delle “altre industrie” che comprende chimica e lavorazioni minerali non metalliferi (-10,1%), che mostra anche le prospettive più negative sulla base dell’andamento degli ordini. Nell’ultimo trimestre del 2022 la crescita non ha continuato a mostrare una correlazione positiva con la dimensione delle imprese, la ripresa della produzione ha ulteriormente rallentato per le imprese più piccole (+1,8%), ma per le imprese più grandi la frenata dell’attività produttiva è stata più decisa (+0,7%).

L’anno si è quindi chiuso con un aumento medio della produzione del 3,8%, quasi dieci punti in meno rispetto all’anno scorso. Quasi tutti i settori presi in esame dall’indagine hanno realizzato un incremento dell’attività rispetto al 2021, anche se di diversa intensità. Grazie alla maggiore capacità di tenuta nel 2020 e nel 2021 e a un apprezzabile incremento nel 2022 (+4,8%), l’ampio aggregato delle industrie meccaniche e dei mezzi di trasporto ha sopravanzato nettamente il livello di attività del 2018 (+10,7%), ottenendo il migliore recupero dalla recessione precedente la pandemia tra i settori in esame, cosa che rafforza il ruolo di questo aggregato al centro del sistema industriale ferrarese. Al contrario, le industrie della moda, pur realizzando un aumento della produzione più elevato (+6,3%) nel 2022, dopo il crollo subito nel 2020, registrano un livello dell’attività ancora lontanissimo da quello del 2018 (-13,1%). L’eterogeneo gruppo delle “altre industrie” (che comprende le industrie della chimica, farmaceutica, plastica e gomma e quelle della trasformazione dei minerali non metalliferi, ovvero ceramica e vetro) ha chiuso con un risultato produttivo che non si discosta molto dal livello dello scorso anno (-0,2%), ma forti del recupero del 2021, hanno superato i livelli della produzione del 2018. Il recupero dell’attività produttiva rispetto a quattro anni ha però evidenziato una marcata correlazione tra grandezza e andamento congiunturale. Le imprese con meno di 10 dipendenti non sono ancora riuscite a ottenere incrementi in grado di compensare le perdite del periodo, rimanendo ad un livello di produzione inferiore di oltre sette punti percentuali.

La pressione inflazionistica ha condotto a un incremento più sostenuto del fatturato (+4,1%), con una dinamica superiore per il mercato estero (+8,7%). Il progressivo rallentamento dell’attività industriale ha limitato l’andamento degli ordini (+0,6%), senza beneficiare del sostegno della componente estera -2,4%). La quota di imprese che per il quarto trimestre al confronto con il periodo precedente ha registrato un aumento di produzione, fatturato ed ordini ha ricominciato a salire, in particolare per quanto riguarda i ricavi. Oltre un quinto del campione ha invece dichiarato una diminuzione, migliorando anche in questo caso il trend del terzo trimestre 2022.

Il grado di utilizzo degli impianti si attesta a poco più del 71,3% in lieve riduzione al confronto con il trimestre precedente e con lo stesso periodo dello scorso anno, mentre la produzione è assicurata per 10 settimane e mezzo, una in più rispetto al 2021 e una in meno se confrontata con il trimestre precedente.

Le previsioni per i primi tre mesi dell’anno, effettuate ad inizio gennaio dalle imprese ferraresi, sembrano comunque orientate soprattutto verso la stazionarietà, con percentuali di imprese che stimano un ulteriore crescita in diminuzione per produzione e fatturato, mentre aumentano le quote di chi prevede ordini stazionari perché allo stesso tempo diminuisce la quota corrispondente a chi li stima in calo. Se la percentuale di chi prevede ordini esteri in aumento eguaglia la quota di chi si aspetta un loro calo, per produzione, fatturato e ordini interni, la differenza tra le due incidenze torna ad essere negativa. A livello settoriale sono quindi diffuse quote di chi stima aumenti inferiori alla percentuale di chi li prevede in calo, con l’unica eccezione per il settore Meccanica e mezzi di trasporto. In generale le prospettive sembrano meno positive rispetto al trend congiunturale (che segna un +5 nella differenza tra le due percentuali) con criticità più accentuate per la fascia dimensionale più bassa e il comparto artigiano. Le prospettive meno brillanti si registrano per il settore alimentare e bevande, dove metà del campione prevede una produzione in calo e l’altra metà stazionaria. Nel biennio 2019-2020, Il comparto aveva registrato le contrazioni più contenute.

Artigianato manifatturiero

Produzione 4° trimestre 2022: +1,1%

Giorni di produzione assicurata: 6,8

Grado di utilizzo degli impianti: 71,4%

 

Media volume produzione

ANNO 2021: +6,6%

ANNO 2022: +2,7%

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel 2022 le imprese del comparto artigiano hanno saputo reagire e fronteggiare gli effetti della crisi energetica, registrando ancora una crescita degli indicatori.

Dopo l’ampia flessione del 2019, il crollo nel 2020 e la netta ripresa, pur se parziale realizzata nel 2021, il recupero è proseguito a un ritmo più contenuto, con un aumento medio della produzione del 2,7%, ma purtroppo non sufficiente a raggiungere il livello di attività del 2018, da cui dista ancora dieci punti percentuali.

In specifico, nel quarto trimestre 2002 le imprese artigiane della manifattura ferrarese hanno ottenuto un altro aumento tendenziale della produzione (+1,1%), con un ulteriore sensibile calo del ritmo di crescita rispetto al trimestre precedente.

Con il sostegno delle tensioni sui prezzi, l’andamento del fatturato valutato a prezzi correnti ha continuato ad avere un aumento superiore a quello della produzione (+2,6%). Anche il ritmo della crescita del fatturato estero si è ridotto (+3%), ma è risultato superiore alla dinamica del mercato interno.

Meno confortanti i risultati del processo di acquisizione degli ordini che ha rallentato ulteriormente passando dal +4,4% dello scorso trimestre all’attuale +1,7%.

Le settimane di produzione assicurata dalla consistenza del portafoglio ordini sono risultate 6,8, una quota ridimensionata al confronto con il primo semestre ed inferiore di oltre cento giorni rispetto a quanto rilevato dall’intera industria manifatturiera. Il grado di utilizzo degli impianti delle imprese, nella media dell’anno, è lievemente cresciuto con l’aumento dell’attività salendo al 72,5 dal 68,1 per cento, al confronto con il 2021.

Il trend dell’artigianato si differenzia da quello dell’intero settore manifatturiero per via degli ordinativi che continuano a crescere più velocemente della produzione.

Le prospettive per le imprese dell’artigianato sembrano in miglioramento. I giudizi delle imprese sull’andamento della produzione rispetto al trimestre precedente, permettono di valutare la diffusione della tendenza in corso. La quota delle imprese che hanno rilevato un incremento si alza di dieci punti rispetto al periodo estivo al 28%, mentre l’incidenza di chi ha registrato una diminuzione scende di qualche punto percentuale al 19%; ne risulta un saldo positivo. Le previsioni per il primo trimestre 2023 sono orientate soprattutto alla stazionarietà, con oltre i due terzi del campione che la stima stabile, mentre solo un 5% in aumento, mentre per circa un quarto sarà in diminuzione.

In termini numerosità, la struttura manifatturiera artigiana risulta in contrazione, anche la netto delle cancellazioni d’ufficio, fermandosi a poco meno di 1.500 unità.

Commercio

Vendite 4° trimestre 2022: +3,8%

 

Media volume vendite

ANNO 2021: +3,7%

ANNO 2022: +2,1%

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È proseguito per tutto il 2022 il lento recupero delle vendite nel commercio al dettaglio, con un andamento positivo che coinvolge nell’ultimo trimestre dell’anno anche i prodotti non alimentari che nel trimestre estivo sembravano aver interrotto la serie di buoni risultati. Sette trimestri consecutivi di aumenti, hanno garantito una crescita media dell’anno del +2,1%, solo in lieve rallentamento rispetto al dato del 2021 e trend positivi per le divisioni prese in esame.

Negli ultimi tre mesi dell’anno gli indicatori sono migliorati per il comparto alimentare, rimasto in terreno negativo nel primo semestre, mentre per il non alimentare le vendite sono tornate a crescere dopo il calo registrato in estate. La variazione più elevata si è rilevata per la grande distribuzione, anche se in leggera frenata rispetto al trimestre precedente. Le vendite dell’intero settore sono così cresciute nell’ultimo trimestre dell’anno del 3,8%, ad un livello superiore rispetto alla regione (+2,1%) e tutte le variazioni dei tre comparti sono risultate più alte al confronto con quanto registrato in Emilia-Romagna, dove il recupero era partito prima.

Il clima positivo del 2022 emerge dai giudizi delle imprese. La quota delle imprese che rileva un andamento in crescita delle vendite rispetto al trimestre precedente, si alza dal 26% al 52%, mentre diminuisce la quota delle imprese che le ha stimate in calo, dal 38% cala al 14%. Il trend rimane buono anche per il confronto a 12 mesi, con un saldo di +38 tra i due indicatori. Le attese per lo sviluppo delle vendite nel primo trimestre 2023 sono invece previste in peggioramento, con poco più della metà del campione che le stima stazionarie e circa un terzo in diminuzione.

Con giacenze in prevalenza adeguate e una quota modesta di imprese che le giudica scarse in crescita, solo nei comparti della grande distribuzione e dei prodotti alimentari, le aspettative delle imprese commerciali per le vendite del primo trimestre del 2023 risultano molto prudenti.

La pressione sulla base imprenditoriale resta elevata. Le imprese attive nel commercio al dettaglio a fine anno erano 3.144. Rispetto ad un anno prima la loro consistenza è diminuita del -7,6% (-259 imprese, più del doppio rispetto al 2021). Dal lato della movimentazione è cresciuto di qualche unità il numero di chiusure, ma si è ridotto più velocemente il valore delle iscrizioni, così il saldo rimane negativo (-112 unità).

In termini di consistenza, nonostante si registri una riduzione della numerosità, accentuata dal forte incremento delle cancellazioni d’ufficio che ha interessato tutto il commercio (403 su un totale di 1.690, delle quali 232 nel solo dettaglio), il settore, nel suo complesso, rappresenta il 20% dell’intera struttura imprenditoriale locale.

L’andamento negativo è dato dall’ampia riduzione delle ditte individuali, -191 unità, che diventano -41 al netto delle cancellazioni d’ufficio, mentre per società di persone e società di capitale, fatte salve le chiusure operate dal Registro delle imprese, si rileverebbero lievi incrementi.

Costruzioni

Volume d’affari 4° trimestre 2022: +8,3%

 

Media volume vendite

ANNO 2021: +6,6%

ANNO 2022: +6,1%

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie ancora agli stimoli dei bonus introdotti a sostegno del settore delle costruzioni, tra ottobre e dicembre la fase di recupero avviata dal primo trimestre 2021 ha condotto a un ulteriore sostanziale incremento del volume d’affari a prezzi correnti rispetto allo stesso periodo del 2021 (+8,3%), superiore al dato regionale, e confermando l’intensità del ritmo della crescita del trimestre precedente. L’aumento risulta significativo in quanto riferita al quarto trimestre 2021 durante il quale la ripresa era risultata notevole, superiore al tredici per cento. Quindi, il volume d’affari ha ulteriormente distanziato il livello di attività dello stesso periodo del 2018 rispetto al quale è risultato superiore di ben il 19 per cento. Dopo un 2021 caratterizzato dal più ampio incremento del volume d’affari mai registrato, il 2022 si è chiuso con la seconda più rilevante crescita dall’avvio della rilevazione (+6,1%), grazie alla quale il volume d’affari ha potuto recuperare pienamente il livello di attività del 2019 sopravanzandolo decisamente (+11%).

La crescita trimestrale delle costruzioni mostra solo una leggera correlazione tra dimensione d’impresa e andamento del volume d’affari, condizionata anche dalle caratteristiche di “bonus” a favore del settore. Le numerose piccole imprese da 1 a 9 dipendenti hanno registrato un buon incremento del volume d’affari che negli ultimi tre mesi del 2022 è stato del 6%, a fronte del +10,5% delle imprese con più addetti. Allo stesso tempo l’aumento registrato per le artigiane del settore è stato del +9%.

L’andamento ancora positivo del settore è evidenziato anche dal saldo dei giudizi tra le quote delle imprese che hanno rilevato un aumento o viceversa una riduzione del volume d’affari rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno che si è mantenuto ampiamente positivo con un ulteriore aumento a +36 da +30,0 punti del trimestre scorso, ma inferiore ai livelli sperimentati alla fine del 2019 e del 2021. In particolare, è cresciuta lievemente la quota delle imprese che hanno registrato un aumento del volume d’affari che si è assestata al 43% mentre la quota delle imprese che hanno registrato una riduzione del volume d’affari si è ridotta al 7%, un dato analogo a quelli sperimentati nel corso del 2019. Il miglioramento del saldo dei giudizi sull’andamento tendenziale del volume d’affari ha interessato tutte le classi di dimensione d’impresa. Solo il saldo dei giudizi per le piccole imprese da 1 a 9 dipendenti è sceso di qualche punto percentuale, soprattutto per il leggero calo della quota delle imprese che hanno registrato un aumento del volume d’affari.

Al momento della rilevazione, svolta lo scorso gennaio, le imprese si attendevano per la maggior parte un volume d’affari stazionario (circa i due terzi del campione) per il trimestre ora in corso. La quota di imprese che prevedono un volume d’affari in diminuzione si alza al 21%. La tendenza non è risultata la stessa per tutte le classi dimensionali di impresa. Il saldo dei giudizi per le piccole imprese è caduto a quota -27 e a -25 per le artigiane del settore, mentre quello riferito alle più grandi imprese continua a esprimere ottimismo nonostante un saldo delle valutazioni più contenuto rispetto ai tre mesi precedenti, collocandosi ancora ampiamente in campo positivo alla quota di +12 punti.

In questo trimestre risulta azzerata l’incidenza di attività che prevedono il ritiro dal mercato, solo per le imprese con più 9 dipendenti, mentre si registra un 13% del campione di piccole imprese che si ritireranno dal mercato nell’arco dei prossimi dodici mesi, quota che scende al 10% per le artigiane.

La consistenza delle imprese delle costruzioni risulta in calo, nonostante una nati-mortalità che continua a rilevare iscrizioni in aumento rispetto allo scorso anno e superiori alle chiusure. Il risultato negativo dello stock è dovuto alle procedure di cancellazioni d’ufficio operate dal Registro imprese nel corso degli ultimi due trimestri (386, il 23% di tutte le chiusure d’ufficio), al netto delle quali la variazione sarebbe positiva, come succede alle attività immobiliari, per le quali si registrano però più chiusure che aperture.

Mercato immobiliare

Numero di transazioni residenziali in provincia:

+4,3%

 

 

 

Nel 2022 il numero di transazioni del mercato residenziale ferrarese, dopo aver registrato una forte ripresa l’anno precedente (+39%), rileva ancora un incremento, più rapido rispetto all’ambito regionale e di poco inferiore a quello nazionale. Nel comune capoluogo, dopo lo stop determinato dalla pandemia che si è concentrato solo nel 2020, si è assistito ad un recupero più accentuato, superando le 2.100 transazioni. Aumento più rallentato in termini relativi è stato quello delle compravendite in provincia che raggiungono comunque quasi il doppio di quelle in città.

Prosegue il trend positivo anche per il mercato non residenziale ferrarese che segna un incremento del 3,6% trainato dal terziario commerciale e, con un numero di transazioni in calo solo per il produttivo, in controtendenza con quanto registrato in regione e in Italia, così come lo sono gli aumenti nel produttivo agricolo e nel gruppo residuale delle altre destinazioni.

Turismo

Movimentazione 2022/2021:

+26,7% turisti

+17,8% pernottamenti

 

2022/2019:

-5,3% turisti

+4,3% pernottamenti

 

 

 

 

 

 

 

Il confronto con il 2021 segna decisamente un buon recupero per tutti i territori della provincia e tutte le provenienze, con valori che via via si avvicinano ai livelli del 2019: per il complesso della provincia mancano ancora 30mila turisti e oltre 100mila pernottamenti, distanze più accentuate per il comune capoluogo e la componente straniera.

L’analisi a dodici mesi evidenzia per la costa variazioni che confermano un’ottima stagione con un numero di turisti stranieri raddoppiati rispetto allo scorso anno anche se circa un 5% inferiori al 2019, ma soprattutto un numero di arrivi di italiani superiore a quanto registrato sia nel 2019 che nel 2021. Questi trend sono confermati anche per quanto riguarda il numero di pernottamenti.

Per Ferrara città il recupero pare più lento e il raffronto con l’anno precedente la pandemia rileva che si sono persi circa il 15% dei turisti e addirittura quasi il 40% se si prende in considerazione solo la provenienza straniera.

Anche per gli altri comuni si rilevano variazioni positive rispetto al 2021, ma ancora non sufficienti a colmare il gap rispetto al 2019.

La movimentazione negli esercizi alberghieri è in miglioramento, lontano però di circa un 15% dagli arrivi 2019 e del 5% dal numero di pernottamenti, per il complesso della provincia.

Dal lato dell’offerta, per il terzo anno consecutivo il settore alloggio registra un calo della numerosità, in tutte le principali tipologie, anche al netto delle cancellazioni d’ufficio che nel 2022 sono state solo 8.

Dopo un 2021 che aveva fatto registrare un recupero delle sedi attive della ristorazione, il trend per il 2022 registra complessivamente una riduzione della consistenza. Se non si considerano le 157 chiusure d’ufficio, equamente distribuite tra ristoranti e bar, si registrerebbe in realtà una leggera crescita del comparto (+35 unità, di cui 21 ristoranti e solo 7 bar in più). Il trend sarebbe positivo anche al confronto con il 2019.

Imprese

Demografia e movimentazione

 

Saldo iscrizioni cessazioni:

+63 unità

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo aver raggiunto il peggior risultato negativo nel 2020 (quando il saldo della movimentazione segnò un -388 imprese) e il rimbalzo del 2021 (+20 unità), con il 2022 il bilancio tra aperture e chiusure si conferma in miglioramento registrando 63 attività in più tra gennaio e dicembre. A questo saldo corrisponde una crescita dello 0,18% che rappresenta il dato migliore dell’ultimo decennio. Il contributo più rilevante al risultato annuale è venuto dal settore delle costruzioni.

Spostando l’attenzione dal saldo ai flussi che lo hanno determinato (aperture di nuove imprese e chiusure di imprese esistenti), il rientro delle “tensioni” sulla demografia d’impresa è avvenuto con un aumento delle nascite (incrementate del 6% rispetto al 2021, proseguendo così il trend avviato lo scorso anno) accompagnato da una più lenta crescita delle cessazioni (+3,4%), che rappresenta un’inversione di tendenza rispetto all’andamento di progressivo contenimento delle chiusure rilevato nell’ultimo decennio.

Il saldo annuale positivo, frutto di 1.712 aperture e 1.649 chiusure, sembra non essere più influenzato dagli effetti della congiuntura sanitaria. In particolare, la leggera ripresa del flusso delle cancellazioni accompagnata dalla ripresa delle iscrizioni che si avvicinano ai livelli di pre-pandemia, pur con molta cautela, possono condurre ad una valutazione positiva degli scenari di medio termine dell’evoluzione della struttura imprenditoriale provinciale. Pur rilevando un tasso di crescita relativa in miglioramento, Ferrara registra ancora un valore tra i più bassi a livello nazionale: +0,18%, quando la media italiana è pari allo 0,79% e quella regionale è 0,56%.

A fine 2022, lo stock complessivo delle imprese ferraresi registrate ammontava quindi 32.824 unità, consistenza che risente però delle cosiddette cancellazioni d’ufficio, cioè le verifiche d’ufficio portate avanti dal Registro delle imprese che hanno identificato più di 1.690 aziende non più operative.

Al netto di questa attività, nel corso dell’anno abbiamo assistito alla sola crescita delle società di capitali (+2,5%), che confermano un orientamento ormai consolidato anche tra i neo-imprenditori ferraresi che, per affrontare il mercato, si affidano sempre più spesso a formule organizzative più “robuste” e strutturate. Allo stesso tempo prosegue accelerando il ritmo la diminuzione delle società di persone (-1,2%) e la contrazione delle imprese individuali (-0,2%), che invece rallenta.

Quanto ai settori, l’analisi della movimentazione, al netto delle cancellazioni d’ufficio, rileva che oltre alle costruzioni (+110 unità), i comparti che nel 2022 hanno fatto registrare i risultati migliori anche in termini di stock, sono stati le attività professionali scientifiche e tecniche (+26), le attività artistiche, sportive, di intrattenimento (+22) e i servizi di informazione (+15). A chiudere in rosso, invece, sono stati il commercio (-55), l’agricoltura (-43), le attività manifatturiere (-33 e le attività di alloggio-ristorazione (-18).

Le cancellazioni d’ufficio hanno però influenzato pesantemente il risultato finale della distribuzione delle imprese tra i settori; al 31 dicembre 2022, con la numerosità del settore manifatturiero superata dalla consistenza dei servizi di alloggio e ristorazione.

Al netto delle cancellazioni d’ufficio (ben 337), segnali di contenimento della crisi arrivano anche dall’artigianato, che chiude il proprio bilancio annuale con 54 unità in più, quando lo scorso anno l’incremento netto era stato di 30 unità, mentre nel 2020 la riduzione era stata di 59.

La crescita delle costruzioni artigiane (+110) ha compensato tutte le contrazioni, nella fattispecie soprattutto quella dell’industria manifatturiera (-48). In rosso rimangono anche le attività dei trasporti e magazzinaggio (-9) e le attività di alloggio e ristorazione (-9), mente crescono di qualche unità le attività professionali e quelle artistiche.

Nel 2022 sono diminuite anche le unità locali diverse dalle sedi (nel 2021 ne avevamo registrate 147 in più). Il trend è frutto di andamenti opposti: crescono infatti le localizzazioni di imprese che hanno sede fuori regione, anche all’estero, ma non abbastanza per compensare il calo di quelle che hanno sede a Ferrara o in Emilia-Romagna. Delle 7.746 unità locali, più della metà ha sede in provincia, ma questa tipologia registra la diminuzione più rilevante e se in termini assoluti sono quelle con sede al di fuori del Nord Est che crescono di più, la variazione percentuale maggiore è stata registrata da quelle con sede all’estero (+9,1%).

Le imprese giovanili, le cui iscrizioni rappresentano quasi un terzo di tutte le nuove aperture - incidenza peraltro in crescita (29,1%), mentre le cancellazioni sono solo il 13,2% delle chiusure complessive - riducono la loro consistenza di qualche unità, passando dalle 2.462 unità del 2021 alle attuali 2.451 (11 in meno, riduzione analoga a quella dello scorso anno) a causa della perdita dei requisiti per definirsi tali. Il saldo della movimentazione è infatti largamente positivo (+302 unità), sempre in leggera crescita rispetto agli anni precedenti.

Per le imprese straniere, la differenza tra aperture e chiusure, ancora positiva, risulta in forte ripresa, segnando un +257 unità (nel 2021 il saldo era stato di +173), superando i record raggiunti nel biennio 2011-2012, quando l’ordine di grandezza si aggirava sulle duecento unità. Mentre crescono le nuove iscrizioni (474, quasi un centinaio in più rispetto al 2021), le cancellazioni, rimangono pressoché stazionarie (217). Nonostante la cancellazione d’ufficio di oltre trecento posizioni, continua a crescere lentamente la loro incidenza sul totale: ogni 100 imprese registrate 10 non sono gestite da italiani, quando a livello regionale il rapporto sale a 13.

L’andamento della movimentazione per l’imprenditoria femminile nel 2022 risulta più stazionario, con un saldo tra aperture e chiusure positivo per solo sei unità (dopo un periodo di cancellazioni superiore alle nuove aperture, lo scorso anno avevamo registrato un +46). La quota di imprese femminili in provincia rimane elevata e in lieve crescita, con un valore pari al 23,4%, la quota è sempre superiore a quanto rilevato in Emilia-Romagna (21,0%) e in Italia (22,2%).

Credito

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


A dicembre 2022 il valore complessivo dei prestiti concessi, al confronto con il dato dello stesso periodo dell’anno precedente, registra una crescita ancora in rallentamento. Il trend risulta positivo solo grazie al comparto riferito alle famiglie consumatrici. I prestiti bancari alle imprese, ormai inferiori all’importo relativo alle famiglie, accelerano la contrazione registrata lo scorso trimestre, mentre l’altra componente privata conferma una crescita che si assesta al 3,6%. La fase di diminuzione dei prestiti interessa con intensità diversa tutte le imprese: le più colpite sono le medio-grandi (più di 20 addetti) e le famiglie produttrici, mentre per le piccole si intensifica comunque il calo. Il trend non risulta diffuso a livello regionale, ambito dove si registrano ancora incrementi. Il confronto con l’Emilia-Romagna mostra poi per Ferrara un andamento più rallentato per le famiglie consumatrici.

In un contesto caratterizzato dall’espansione dell’attività economica, ma anche dall’accresciuta incertezza dovuta alle tensioni internazionali e all’aumento dei costi di approvvigionamento, nel primo semestre del 2022 la domanda di credito da parte delle imprese era ancora in espansione, per poi ridursi a ritmo sempre più accentuato verso la fine dell’anno, con trend diversificati tra i settori.

Il calo dei prestiti tra le imprese non è infatti generalizzato. Se nel quarto trimestre dell’anno la crescita risulta in rallentamento per il manifatturiero, (+1,1%, rispetto allo stesso periodo del 2021), nel solo comparto dei servizi (che rappresentano poco meno della metà della totalità dei prestiti all’imprenditoria ferrarese) la diminuzione già rilevata nel trimestre precedente, rallenta di intensità (-2,1%). Allo stesso tempo anche i prestiti alle costruzioni diminuiscono, per la prima volta dopo molti trimestri L’andamento regionale risulta migliore rispetto a quanto registrato in provincia, fatta eccezione per le costruzioni, settore per il quale in Emilia-Romagna si rileva una diminuzione più intensa e da più tempo.

L’erogazione per investimenti non finanziari per l’acquisto di macchine e attrezzature, nella media degli ultimi quattro trimestri, aggiornata al 3° trimestre 2022 ultimo dato disponibile, è in leggero calo rispetto al trimestre precedente, superando comunque i livelli del 2018. Il trend risulta in linea con quanto avviene in regione.

A fine anno, il tasso di deterioramento del credito per le imprese diminuisce di mezzo punto all’1,1%, trend diffuso ora in particolare nelle costruzioni, dove si attesta comunque ad un livello più elevato al confronto con le altre attività economiche e con il dato regionale. Risulta invece confermato il basso valore per il comparto delle famiglie consumatrici, che eguaglia il dato dell’intera Emilia-Romagna.

La crescita tendenziale dei depositi si ferma, registrando una lieve contrazione (-0,9%) più accentuata rispetto al trend medio dell’Emilia-Romagna (-0,1%). La componente prodotta dalle famiglie (la prevalente) diminuisce più lentamente, rispetto al risparmio delle imprese, che per il primo trimestre dopo un lungo periodo registra un calo più rapido rispetto a quanto accade nel complesso della regione.

A fine anno il calo dei titoli a custodia si fa meno intenso: per quanto riguarda i fondi comuni d‘investimento rallenta di qualche decimale mentre per i titoli di stato, dopo un anno mezzo, si rileva un incremento a due cifre, rappresentando poco meno di un quinto dell’intero valore dei titoli a custodia. Le famiglie, diversamente dal recente passato, stanno domandando meno prodotti del risparmio gestito e più titoli di Stato e azioni.

 

Protesti e fallimenti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Nel 2022 sulla piazza di Ferrara il numero dei protesti cala leggermente del 3% e contestualmente si abbassa l’importo complessivo di circa un 5%. Sono stati levati 1.011 protesti per un valore di circa 615.000 euro, ridotti di più della metà in 5 anni, con un valore più basso di 1 milione di euro al confronto con il dato del 2019. Tra le tipologie, spicca il raro utilizzo degli assegni bancari e la riduzione delle cambiali che restano il titolo di credito più protestato (99% del totale). Anche le tratte si rivelano ormai una tipologia in disuso. L’importo medio degli effetti protestati scende a di 609 euro.

Dal 15 luglio 2022 è entrato in vigore il nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza con l’introduzione di nuove procedure, che rendono difficile il confronto con gli anni precedenti. Nascono nuove forme di crisi d’impresa come la liquidazione giudiziale, 11 quelle rilevate tra luglio e dicembre, che aggiunte alle 24 sentenze di fallimento emesse dal Tribunale di Ferrara nel primo semestre dell’anno, sembrano segnare un trend in diminuzione. Tra i settori si dividono in modo piuttosto omogeneo, con qualche sofferenza in più nel terziario. Contestualmente nascono i primi procedimenti unitari di crisi d’impresa, per il momento limitati a 2 da luglio alla fine di dicembre.

Nel 2022 si sono registrati 280 scioglimenti e liquidazioni volontarie, 26 in meno rispetto allo scorso anno (-8,5%). La diminuzione, registrata anche più pesantemente in ambito nazionale (-19%), non riflette l’andamento regionale che vede sciogliersi circa 6.200 aziende emiliano-romagnole (650 in più dell’anno scorso). Tra i settori che hanno registrato maggiori scioglimenti troviamo il commercio (43), il turismo (41), le costruzioni (33), le attività immobiliari (31), l’agricoltura (29) e la manifattura (24).

Mercato del lavoro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Al contrario di quanto avviene a livello nazionale e regionale, ambiti per i quali il mercato del lavoro continua a dare segnali di dinamismo anche secondo i recenti dati statistici di fonte Istat, con l'aumento del tasso di occupazione e il calo degli inattivi, a Ferrara gli indicatori per il 2022 registrano trend opposti e ancora criticità dal lato dell’offerta.

Le forze di lavoro in un anno sarebbero diminuite di oltre due mila unità, corrispondenti ad un -1,5%, con andamenti opposti per i suoi elementi: il numero di occupati cala, in modo più accentuato nella sua componente femminile e in, controtendenza rispetto alla regione e al dato nazionale, crescono le persone in cerca di occupazione. Il tasso di occupazione 15-64 anni, il rapporto tra occupati e popolazione riferiti ad una determinata fascia di età, registra quindi una riduzione, per entrambi i generi, dovuta al calo del numeratore piuttosto cha all’aumento della popolazione di riferimento. Allo stesso tempo, il tasso di disoccupazione, con un numero di persone in cerca di occupazione che si contrae solo nella sua parte femminile, cresce. Diminuisce infatti il numero di donne che cercano lavoro, senza raggiungere il minimo del 2020, con un indice che torna ad essere ad una cifra. Contestualmente si registra un aumento delle donne inattive, persone scoraggiate che non hanno un lavoro e hanno smesso di cercarlo. Aumenta rispetto allo scorso anno anche la disoccupazione giovanile 15-24 anni, in questa fascia di età, un giovane ogni quattro sta cercando lavoro. Nel complesso, non ci sono segnali che indichino una diminuzione del divario di genere.

Nel 2022 sono poco meno di 4,5 milioni le ore di cassa integrazione richieste a Ferrara, in netto calo rispetto allo stesso periodo del 2021 (-36%). La diminuzione si registra per tutte le tipologie. Le ore richieste per l’ordinaria rappresentano il 94% del monte ore complessivo; il settore delle industrie meccaniche ne concentra oltre l’85% (più di 3,5 milioni). La riduzione si è diffusa in molte attività economiche, ma non in settori chiave dell’economia ferrarese come la meccanica e la chimica. Se il confronto con i primi dieci mesi dello scorso anno registra indubbiamente una forte riduzione, i dati riferiti agli ultimi mesi del 2022, se paragonati a quanto rilevato nello stesso periodo del 2021, registrano forti aumenti. Anche per la deroga la diminuzione è rilevante, dal momento che nel 2022 sono state richieste meno di 55mila (a fronte di circa 1,9 milioni del 2021), concentrate per il 94% nel commercio. La diminuzione relativa di ore per la straordinaria registrata a Ferrara risulta in controtendenza con quanto avviene in Emilia-Romagna e in Italia dove è in crescita. Il calo si registra sia per la riorganizzazione (coinvolti nel 2022 soprattutto addetti delle imprese meccaniche e del commercio), sia per solidarietà, componente che torna ad essere la meno prevalente rispetto all’altra, rappresentando quasi un terzo delle ore complessive di straordinaria. Le ore di CIG nel commercio al dettaglio per la riorganizzazione sono state circa 100mila in meno rispetto al 2021.

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