Comunicato Stampa FERA n. 3 - 12 maggio 2023
Guberti: “Gli imprenditori stanno facendo la loro parte senza tirarsi indietro nella partita della competitività. In questo scenario, hanno bisogno di essere accompagnati da una politica che sia di sostegno agli investimenti". IMPRESE: A FERRARA, NEL I TRIMESTRE, CHIUSURE STABILI (697) MA CRESCONO LE APERTURE (594). Crescono le società di capitale (125 unità in più) e calano le imprese individuali (542 in meno). Crescono imprese giovanili (+5,1%) e straniere (+1,9%); in lieve calo le imprese femminili (-0,5%)
Chiusure stabili, aperture in aumento e saldo lievemente negativo (-103 unità, pari a una variazione del -0,31% dello stock di imprese, a fronte del -0,19% dell’Emilia Romagna e del -0,12% dell’Italia) per le imprese ferraresi tra gennaio e marzo. Il primo trimestre dell’anno ha evidenziato, rispetto allo stesso periodo del 2022, una sostanziale stabilità delle cancellazioni al Registro delle Imprese della Camera di commercio (697 unità) e un lieve incremento delle aperture (594 unità) che, tuttavia, restano tra i valori più contenuti degli ultimi dieci anni. Questo in sintesi lo scenario che emerge dai dati Movimprese elaborati dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara e Ravenna sulla base del Registro delle Imprese relative all’andamento del I trimestre del 2023. Una flessione, che resta tra le più contenute del recente passato e che caratterizza tradizionalmente i trimestri di inizio d’anno a causa del concentrarsi delle cancellazioni sul finire dell’anno precedente e l’inizio del nuovo. A fine marzo 2023, lo stock complessivo delle imprese registrate in provincia di Ferrara si attesta sulle 32.264 unità, tra cui spicca il settore delle Costruzioni, che ha registrato 112 nuove iscrizioni.
“La maggior parte delle imprese delle provincie di Ferrara e Ravenna – ha commentato il presidente della Camera di commercio, Giorgio Guberti - non ha smesso di credere nel futuro e di portare avanti piani di investimento, seppur in uno scenario funestato dall’incertezza internazionale, da un conflitto bellico tutt’ora in corso e da costi dell’energia ancora lontani da livelli che si possano ritenere anche solo accettabili. Sono molte le transizioni in atto che stanno mettendo alla prova le imprese: da quella digitale, a quella ecologica fino a quella energetica. Gli imprenditori stanno facendo la loro parte senza tirarsi indietro nella partita della competitività. In questo scenario – ha concluso Guberti - le imprese hanno bisogno di essere accompagnate da una politica che sia di sostegno agli investimenti. Non parliamo di assistenza, ma di allocare le risorse in quei driver di sviluppo in grado di fare da moltiplicatore di valore, occupazione e benessere sociale”.
I dati, pur in un contesto di sostanziale stabilità, restituiscono il profilo di un sistema imprenditoriale ferrarese che continua a resistere soprattutto grazie alla filiera dell’edilizia e dei servizi a essa collegati (servizi immobiliari e attività professionali, tecniche e scientifiche) e dei servizi alle imprese. In dettaglio, tra i settori, gli unici che crescono la propria base imprenditoriale rispetto al 31 dicembre 2022 sono le costruzioni, le attività immobiliari, quelle professionali, il gruppo noleggio e servizi alle imprese e le attività legate alla sanità e all’assistenza sociale. In termini assoluti i saldi negativi più pesanti si registrano ancora una volta in agricoltura (-49 unità, si tratta di una tendenza di fondo che prosegue da anni, che questo trimestre è in rallentamento) e nel commercio (-83), settore che peggiora la contrazione rispetto allo scorso anno e a cui si deve gran parte dell’intero saldo negativo. Contrazioni più contenute si registrano poi per le attività manifatturiere (-22) nelle attività di alloggio e ristorazione (-15), nella logistica (-11) e nelle attività finanziarie e assicurative (-6).
Sotto il profilo organizzativo delle forme giuridiche adottate dalle imprese, si conferma la forza della formula della società di capitali per quanti decidono oggi di lanciarsi in un’iniziativa imprenditoriale. Tra gennaio e marzo sono nate 125 società di capitali a fronte di 76 che hanno chiuso i battenti, per un saldo nel periodo pari a 49 società in più. A fronte di queste, si è ulteriormente ridotta la consistenza delle imprese individuali, diminuite con 542 cessazioni e 431 nuove aperture. Il contributo in controtendenza quindi viene sempre dalle società di capitali (49 imprese in più nel trimestre, significa un tasso di crescita positivo dello 0,70%, in ripresa rispetto al 2022, ma ancora inferiore al buon risultato del 2018 quando si registravo quasi un 1%). L’aggregato che arretra maggiormente e che spiega gran parte del saldo negativo complessivo è appunto quello delle imprese individuali, diminuite in tre mesi di 111 unità (in termini relativi si tratta di un -0,58% contro il -0,9% del 2021 e il -2,11% del 2020), mentre meno significativa, in termini assoluti, è stata la riduzione delle società di persone (-41 unità, corrispondente al -0,72%, in termini percentuali una velocità che però aumenta al confronto con lo stesso periodo dello scorso anno e un po’ più accelerata rispetto a quella delle imprese individuali). Praticamente stazionario il gruppo delle altre forme giuridiche (cooperative e consorzi), con un saldo della movimentazione nullo.
Gli indicatori per il settore artigiano registrano una stabilità maggiore rispetto a quanto rilevato dal totale delle imprese, con 242 iscrizioni e 243 cessazioni, in termini relativi il tasso di crescita vale appena il -0,01%. L’andamento di questo particolare settore economico è fortemente determinato da quello delle imprese individuali, la forma giuridica più diffusa tra gli artigiani (il 76,7% del totale). I settori artigiani che cercano di contenere la contrazione del comparto manifatturiero con variazioni positive sono rappresentati dalle costruzioni.
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