Comunicato Stampa n. 35 - 30 settembre 2022
Govoni: "Oggi è a rischio la tenuta sociale del Paese. Serve un’azione congiunta che riporti il sistema economico su quei binari di competitività che avevano permesso alle imprese di tornare a crescere a ritmi sostenuti, dopo lo stop pandemico, trainando una risalita dei tassi di occupazione”. CAMERA DI COMMERCIO, OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA NEL SECONDO TRIMESTRE 2022 INDICATORI CONGIUNTURALI CHE COLGONO I PRIMI EFFETTI DELLA CRISI ENERGETICA, LE CRESCENTI TENSIONI GEOPOLITICHE E LA MANCANZA DI MATERIE PRIME. Crescono produzione manifatturiera (+6,1%), fatturato (+6,9%) ed esportazioni (+20,6%). Frenano le costruzioni (+3,3%) e il commercio al dettaglio (+0,9%). Valore aggiunto provinciale, a fine 2022, stimato al +3,4%
In crescita nel secondo trimestre di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2021, sia la produzione manifatturiera (+6,1%) sia il fatturato (+6,9%). Frena, dopo i forti incrementi dello scorso anno, il volume d’affari delle costruzioni (+3,3%) e nel commercio al dettaglio le vendite faticano a rimanere in terreno positivo (+0,9%). Secondo Prometeia, inoltre, il valore aggiunto della provincia per l’anno in corso rallenterà la risalita al +3,4%, per poi ridursi ulteriormente nel 2023. È quanto è emerso nella riunione dell’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio tenutosi ieri mattina (30 settembre) alla presenza delle Istituzioni e dei vertici delle associazioni di categoria.
“Oggi è a rischio la tenuta sociale del Paese. L’aumento dei costi di produzione e gestione delle aziende impongono interventi urgenti di sostegno e, allo stesso tempo, soluzioni strutturali non più procrastinabili. Serve un’azione congiunta che riporti il sistema economico su quei binari di competitività che avevano permesso alle imprese di tornare a crescere a ritmi sostenuti, dopo lo stop pandemico, trainando una risalita dei tassi di occupazione”. Così Paolo Govoni, commissario straordinario della Camera di commercio, a commento dei dati diffusi dall’Ente di Largo Castello.
Gli indicatori del commercio estero – evidenzia l’Ufficio Studi della Camera di commercio - elaborati sulla base delle informazioni diffuse da Istat e riferiti al primo semestre 2022, grazie anche agli effetti inflattivi, registrano ancora una variazione tendenziale trimestrale a due cifre (+20,6%). Il dato finale dei primi sei mesi, circa 1.496 milioni di euro, è superiore al massimo della serie storica del periodo raggiunto in precedenza nel 2018, per oltre 10 punti percentuali.
“Dobbiamo - ha concluso Govoni - scongiurare chiusure (anche solo temporanee) di attività e l’apertura di crisi aziendali diffuse, con pesanti ricadute anche sul potere d’acquisto dei lavoratori e sul benessere sociale nel suo complesso e serve investire in politiche che puntino alla piena occupazione e alla creazione di un lavoro di qualità. Obiettivi chiari, incentivi continuativi e di facile accesso, norme stabili, strategie di sviluppo pubblico a supporto dell’impresa (infrastrutture, banda larga, servizi, efficienza della pubblica amministrazione, processi decisionali rapidi, un sistema di formazione che sappia interagire con il sistema produttivo in modo efficace, progetti di riqualificazione del personale) sono elementi essenziali per fare del nostro un Paese moderno e performante”.
RALLENTA LA RIPRESA CON
INDICATORI CONGIUNTURALI ANCORA IN CRESCITA
Le più recenti previsioni internazionali fotografano le conseguenze economiche della guerra scatenata da Mosca, combinate con l'impennata dei prezzi e con la stretta delle Banche centrali. Guerra, alti prezzi dell'energia e dei generi alimentari, politica Zero Covid della Cina freneranno la crescita, mentre l'inflazione sarà più alta e persistente.
Per il momento le rilevazioni svolte nel periodo estivo, evidenziano per il secondo trimestre 2022 ancora risultati positivi, ma allo stesso tempo dalle interviste alle imprese provengono segnali di criticità non sempre quantificabili. Non rallenta la crescita della produzione industriale con un trend del settore manifatturiero nel suo complesso che risulta fortemente influenzato dalle performances dalle imprese esportatrici, ma aumentano le quote di imprese che stimano cali, dovuti alle condizioni di approvvigionamento delle materie prime e alla situazione geo-politica
Registra una decelerazione il recupero delle costruzioni, con un trend analogo per l’artigianato del settore.
Nel commercio al dettaglio, solo il comparto non alimentare continua a registrare un lento recupero. L’aumento dei prezzi fa crescere ancora a due cifre l’export.
Questi i principali dati diffusi nell’ultima edizione dell’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara.
APPROFONDIMENTI TEMATICI
Scenari di previsione Valore aggiunto 2021: +6,2% 2022: +3,4% 2023: +2,0% |
Secondo gli “Scenari per le economie locali” di Prometeia di luglio, dopo la profonda caduta del 2020 e il recupero del 2021, la crescita del valore aggiunto provinciale nel 2022 sarà del 3,4%, mentre per il prossimo anno la ripresa rallenterà ulteriormente al +2,0%. Solo tre mesi prima, erano stati diffusi dati più prudenziali per l’anno in corso (+2,4%) e più ottimisti per il successivo (+2,6%), mentre sembra già definitiva al 6,2% la crescita del 2021. La ripresa del valore aggiunto prevista per il 2022 è rivista al rialzo per un punto in più, in considerazione dell’elevato livello di attività nel primo semestre e dell’aspettativa di un rientro dei prezzi dell’energia che in realtà non sta avvenendo. La ripresa sarà però decisamente più contenuta nel 2023, sei decimi in meno di quanto previsto tre mesi fa. Il 2022 per Ferrara non sarà comunque l’anno del pieno recupero dei livelli pre-COVID, rimandato quindi al prossimo anno; le dinamiche che già dall’inizio dell’anno avevano frenato gli entusiasmi sembrano non lasciare spazio ad ulteriore ottimismo soprattutto per il 2023. Il trend di crescita ferrarese per il 2022 appare per il momento in linea con quanto rilevato per l’Emilia-Romagna, appena superiore alla media italiana (+3,1%), ma a causa degli effetti generati dalla pandemia, più forte era stata infatti la caduta tra il 2020 e il 2019, i tempi affinché il valore aggiunto provinciale superi i dati di pre-pandemia si dovrebbero allungare, mentre per la regione e la nazione, già quest’anno potrebbe avvenire il sorpasso. Al valore aggiunto ferrarese del 2022 (7,966 miliardi stimati a prezzi costanti), mancano ancora più 100 milioni per raggiungere il prodotto del 2019. Il trend positivo solo nel corso del 2023, potrà mettere a segno, rispetto al 2019, un piccolo incremento del valore aggiunto pari a +0,7%, mentre a distanza di quattro anni, il differenziale regionale sarà di oltre dieci punti percentuali, così come accadrà per l’Italia. A trainare la ripartenza anche a Ferrara, sono le costruzioni, settore ancora stimolato dagli incentivi, per il quale nel corso del 2021 la variazione positiva è stata del +26,3%. Il trend subirà un fisiologico rallentamento nel 2022, con lo scadere delle misure adottate a sostegno del settore. Le costruzioni rimangono comunque l’unico comparto che ha già superato ampiamente lo scorso anno i livelli di attività del 2019, avendo tratto vantaggio dalle misure adottate a favore della ristrutturazione edilizia e dai piani di investimento pubblico. Per quanto riguarda l’industria, nel corso dell’anno, stante la crescita dell’inflazione, le difficoltà nelle catene produttive e le conseguenze della guerra in Ucraina, la ripresa dell’attività diminuirà di intensità. Rallenterà così il recupero del comparto industriale passando dal +13,1% del 2021 al +1,5% dell’anno corrente, ma previsto in leggera risalita per il prossimo, con il recupero del commercio internazionale. Purtroppo, il modello non ci permette di osservare in dettaglio i settori dei servizi che hanno attraversato la recessione e la successiva ripresa in modi decisamente diversi. La dinamica dell’inflazione e l’aumentata incertezza hanno posto un freno alla ripresa dei consumi che però ha solo ridotto la tendenza positiva dei servizi nel 2022 (+3,2%). Nel 2023 l’ulteriore rallentamento della dinamica dei consumi dovrebbe ridurre più decisamente il ritmo di crescita del valore aggiunto dei servizi (+2,1%), che neppure al termine del prossimo anno recupererà il livello del 2019 e risulterà inferiore del 14,6% rispetto al massimo antecedente la crisi finanziaria toccato nel 2008. |
Commercio internazionale
Esportazioni primi 6 mesi del 2022: 1.495,8 milioni di €, pari al +20,6%
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Nel secondo trimestre 2022 i dati mensili delle esportazioni ferraresi continuano a rilevare aumenti, ininterrottamente dall’inizio dello scorso anno. Il dato finale del trimestre aprile-giugno, quasi 754 milioni di euro, supera tutti i valori della serie del periodo, complice anche il trend degli aumenti dei prezzi in corso. La variazione tendenziale trimestrale del +19,8% mostra comunque un rallentamento rispetto all’anno precedente. Nell’intero periodo gennaio-giugno 2022, l’aumento su base annua dell’export risulta comunque marcato e diffuso a livello territoriale. Ferrara, pur rallentando il ritmo di crescita, è tra le province che registrano gli incrementi percentuali più elevati. Nel primo semestre 2022, le esportazioni ferraresi sono aumentate del 20,6%, il quarto miglior risultato della regione. Le importazioni registrano aumenti relativi più elevati, mantenendo comunque saldi positivi in tutti i territori regionali. L’aumento dell’export per Ferrara la colloca nel terzo gruppo delle province che hanno registrato le performance migliori a livello nazionale e nel secondo per contributo alla variazione italiana. I dati riferiti al 2022 devono essere letti tenendo in considerazione l’attuale fase caratterizzata dall’aumento dell’inflazione e dei prezzi rispetto ad un anno fa. In particolare la fase economica è caratterizzata da un aumento eccezionale dei prezzi dei beni energetici, intermedi e alimentari. La crescita delle importazioni italiane ha riguardato soprattutto i beni intermedi e i prodotti energetici, ma i dati nazionali evidenziano comunque rialzi anche per i prezzi dei prodotti manifatturieri, sia sul mercato interno che estero. L’aumento tendenziale delle esportazioni di Ferrara nel primo semestre dell’anno, circa 256 milioni in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno si è diffuso nella maggior part dei settori. Se i primi tre mesi dell’anno avevano fatto registrare già un differenziale con lo stesso periodo del 2021 di oltre 131 milioni in più, a giugno il recupero finale del semestre rallenta solo un po’, fermandosi nel periodo aprile-giugno a +125. Rispetto ai primi sei mesi dell’anno precedente, diminuiscono solo le esportazioni di prodotti agricoli e dei mezzi di trasporto. Per il primo comparto, si tratta in particolare di prodotti di colture permanenti, le cui vendite all’estero sono calate di oltre 23 milioni, corrispondenti ad una variazione percentuale del -26,4%. La voce è esportata in 47 paesi e tra le destinazioni in calo troviamo paesi come la Germania (primo partner), il Belgio, la Spagna e la Norvegia. In riferimento invece all’automotive, settore che registra un calo del -5,6%, la contrazione è essenzialmente determinata dalla diminuzione della voce che raggruppa parti e accessori per autoveicoli e loro motori: circa 6 milioni e mezzo in meno rispetto al primo semestre 2021 (-11,5%), trend determinato soprattutto dalla forte riduzione delle vendite sempre in Germania (gap di oltre 10 milioni), al confronto con quanto si è verificato negli altri 67 paesi dove le imprese ferraresi esportano. Il settore dei macchinari, rappresentando quasi il 30% dell’export complessivo e pur con una variazione del 22%, non è il comparto che più ha inciso sul risultato finale, infatti la chimica, passata al secondo posto per incidenza, ha registrato un incremento di quasi 87 milioni di euro, aggiudicandosi il titolo di miglior performance del periodo. Il terzo settore che ha maggiormente contribuito è rappresentato dai prodotti alimentari, cresciuti di circa 28 milioni rispetto allo stesso trimestre del 2021 (+37,2%) Una variazione ancor più accentuata riguarda la voce Computer, apparecchi elettronici e ottici, ma il suo peso percentuale, si ferma all’1,2%, così da essere meno determinante sul risultato finale. In termini percentuali l’aumento più elevato è stato raggiunto dal gruppo residuale degli «altri prodotti» (+50,3% oltre 2,5 milioni in più), con un’incidenza in crescita. L’analisi per destinazione delle esportazioni ferraresi conferma aumenti diffusi già rilevati nei primi tre mesi dell’anno, trend generalizzato anche tra le importazioni. L’Europa si rivela ancora una volta la destinazione e la provenienza principale, rappresentando i due terzi dell’export ferrarese totale (quota in lieve contrazione rispetto agli anni precedenti). La Germania, grazie alla forte ripresa di prodotti chimici, frutta e ortaggi lavorati e apparecchiature di cablaggio, rimane il primo partner straniero per la struttura imprenditoriale ferrarese, quasi 250 milioni di euro con un incremento di circa 24 (pari al +10,7%) rispetto al primo semestre 2021. Ad incidere di più sul risultato finale sono stati però gli incrementi di Stati Uniti (aumentati nel primo semestre 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente di oltre 52 milioni, +37,8%) e Francia (+42,4 milioni, pari al +28,9%). Verso gli Usa gli incrementi maggiori riguardano macchine per impieghi speciali (solo questo settore è aumentato di quasi 29 milioni di euro) e prodotti chimici. Anche in Francia le imprese ferraresi vendono soprattutto macchine per impieghi speciali, per cui si registrano aumenti del 51%; il comparto, insieme a prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti azotati, materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie e alle macchine per impieghi generali, ha contribuito per più della metà del risultato finale della destinazione. Tra gli altri paesi “osservati speciali”, il Regno Unito ha invertito il trend del trimestre precedente quando si era registrata una diminuzione; il buon andamento dei mesi primaverili ha compensato la contrazione e i dati del primo semestre 2022 fanno segnare un incremento complessivo del +14,1%. Le variazioni negative più importanti da segnalare riguardano la Russia (circa 30 milioni, a cui corrispondono 13 milioni di euro in meno rispetto allo stesso periodo del 2021, con contrazioni registrate soprattutto in macchine per impieghi speciali e prodotti chimici), Belgio (-2,7 milioni, -6,1%), Cina (-0,9 milioni, -1,5%) e Grecia (-0,7 milioni, -4,5%). Per quanto riguarda invece le importazioni, in generale inferiori rispetto alle vendite all’estero con l’unica eccezione degna di nota per la Cina, gli incrementi percentuali sono più rilevanti. |
Congiuntura settore manifatturiero
2° trimestre 2022 Produzione: +6,1% Settimane di produzione assicurata: 11,3 Grado di utilizzo degli impianti: 73,9% |
L’indagine congiunturale camerale tra le imprese manifatturiere fino a 500 addetti, registra una produzione che si attesta al +6,1% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, accelerando il ritmo di un punto e mezzo rispetto al trimestre precedente, ma al di sotto del risultato della regione Emilia-Romagna (+8,2%). Il grado di utilizzo degli impianti pur abbassandosi di qualche decimale, sfiora il 74%, rimanendo ad una quota superiore alla media del 2019 (72%). Gli ordinativi continuano a crescere ad un ritmo meno accelerato rispetto alla produzione. Il rallentamento al confronto con i mesi precedenti è evidente (+4,2%) considerando che lo scorso anno si sono registrate variazioni a due cifre per ben tre trimestri; la differenza con la produzione risulta meno accentuata per imprese artigiane e per quelle di minori dimensioni. Trend simile si registra per il fatturato, che cresce del +6,9% (due punti in meno rispetto alla crescita del primo trimestre), mentre per il fatturato estero si rilevano le variazioni più elevate tra gli indicatori presi in considerazione, attestandosi al +10,7% (superando anche l’Emilia-Romagna), ma in lieve rallentamento rispetto ai quattro trimestri precedenti. In questo caso la crescita è trainata dalle aziende di maggior dimensione (+11,2%), in quanto per le piccole imprese e per le artigiane si registrano diminuzioni. Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini risulta in aumento e raggiunge le 11 settimane (in regione sono 13). A livello settoriale, la produzione risulta ancora in aumento in tutti i settori. Anche il sistema moda e le macchine elettriche, che nel primo trimestre 2022 avevano rilevato piccole contrazioni, registrano ora una ripresa che per il comparto meccanica e mezzi di trasporti addirittura è a due cifre, segnando la variazione più elevata (+10,4%). Il secondo miglior risultato del trimestre è ottenuto dal settore tessile, abbigliamento e calzature (+8,4%), seguito dalle industrie dei metalli (+5,6%). La crescita complessiva dell’industria (+6,1%), si diffonde praticamente in ugual misura sia tra le imprese con più di 10 dipendenti (+6,1%), che tra quelle di minor dimensione (+6,0%), mentre la produzione dell’artigianato manifatturiero aumenta un po’ più lentamente (+4,4%). La quota di imprese che per il secondo trimestre ha stimato un aumento di produzione, fatturato ed ordini al confronto con il trimestre precedente non si sta riducendo, mentre aumenta l’incidenza degli intervistati che dichiarano stabili questi indicatori, a tre mesi di distanza dalla precedente rilevazione Le previsioni per il terzo trimestre 2022 sono orientate ancora verso la prudenza, con segnali di rallentamento, cresce infatti la quota di imprese che stima cali, dovuti alle condizioni di approvvigionamento delle materie prime e alla situazione geo-politica, determinando così un saldo negativo tra chi prevede una crescita e chi invece intravede diminuzioni, più accentuato per quanto riguarda il fatturato estero. Le aspettative per il prossimo trimestre in realtà si diversificano molto fra i settori. Mentre per le industrie alimentari, del legno-carta-stampa e della meccanica il saldo tra chi stima un aumento e chi sta intravedendo un calo resta positivo, il sistema moda e soprattutto le industrie delle macchine elettriche insieme all’aggregato «altre industrie» (che comprendono chimica e lavorazione di minerali non metalliferi), prevedono una forte contrazione della produzione che produce un differenziale negativo, e condiziona il risultato finale dell’intera manifattura: dopo sei trimestri consecutivi, il saldo torna ad essere negativo. Per quanto riguarda le imprese artigiane e le piccole imprese, il trend previsivo in peggioramento è più accentuato rispetto alle imprese di più grandi dimensioni. |
Artigianato 2° trimestre 2022 Produzione: +4,4% Settimane di produzione assicurata: 8,2 Grado di utilizzo degli impianti: 74,8%
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Nella primavera 2022 le imprese artigiane della manifattura ferrarese sono riuscite a realizzare un ulteriore recupero della produzione (+4,4%) rispetto al secondo trimestre del 2021. Il risultato ha consolidato la tendenza positiva avviata nel primo trimestre dello scorso anno, avvicinandosi ai ritmi della più rapida ripresa della produzione del complesso dell’industria che nello stesso trimestre (+6,1%) ha avuto un andamento chiaramente correlato in senso positivo con la dimensione aziendale. L’andamento del fatturato valutato a prezzi correnti ha avuto un recupero superiore a quello della produzione (+5,9%), trainato dal mercato interno. Infatti, per le imprese con accesso ai mercati di esportazione la dinamica del fatturato estero è risultato in calo. La ripresa del processo di acquisizione degli ordini, dopo il rallentamento dello scorso trimestre, ha ripreso un po’ di vigore, ad un livello di poco superiore della produzione, (+4,8%) ed è risultata leggermente inferiore a quella del fatturato, quanto basta per giustificare cautela nell’analisi dei risultati, tenuto conto dei notevoli fattori di incertezza che gravano sull’evoluzione futura. Il traino alla crescita degli ordinativi è giunto dal mercato interno. Infatti, il flusso del processo di crescita dell’acquisizione degli ordini esteri si è decisamente ridotto (+0,4%). Le settimane di produzione assicurata dalla consistenza del portafoglio ordini sono lievemente aumentate, assestandosi a 8,2, quota tra le più elevate della serie storica. Un ulteriore segnale positivo è giunto dal grado di utilizzo degli impianti (74,8%), cresciuto rispetto al trimestre precedente al livello più alto della serie. Alla fine dello scorso giugno le imprese artigiane registrate nell’industria ammontavano a 1.496 con una marcata flessione del 2,6% rispetto alla fine dello stesso mese del 2021, equivalente alla perdita di 41 imprese, al netto delle cancellazioni d’ufficio. A livello settoriale, la tendenza alla diminuzione delle imprese attive è risultata diffusa. |
Commercio
2° trimestre 2022 Vendite: +0,9% |
Dopo il consistente recupero realizzato tra aprile e giugno 2021, la ripresa delle vendite del commercio al dettaglio è proseguita a un ritmo più contenuto. Nel secondo trimestre 2022 le vendite a prezzi correnti degli esercizi al dettaglio in sede fissa di Ferrara sono aumentate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno molto più lentamente che in precedenza (+0,9%). La quota delle imprese con vendite in aumento rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente è comunque risalita di circa cinque punti e si è portata al 43%, un livello non elevato ma superiore al peso delle imprese che hanno avuto vendite inferiori a quelle dello stesso trimestre dello scorso anno che si è ridotto in misura più ampia (7 punti) riportandosi 31%. Il saldo tra le quote delle imprese che hanno rilevato un aumento o una diminuzione tendenziale delle vendite è quindi sensibilmente migliorato risalendo a +12 punti. Nonostante la stagionalità, le attese non sono apparse orientate neppure ad un moderato aumento delle vendite nel corso del terzo trimestre. È invece nuovamente aumentata la diffusione tra le imprese del settore della tendenza piuttosto alla stabilità, come è emerso dai giudizi delle imprese. Al momento della rilevazione (luglio), le aspettative sono rimaste positive, ma più contenute che per il trimestre trascorso. Si è ridotta la quota percentuale delle imprese che si attendevano un aumento del fatturato nel corso del terzo trimestre (dal 37 al 25%), è aumentata leggermente la quota delle imprese che temevano una riduzione delle vendite (dal 16 al 22%) e si è quindi avuta una contrazione del saldo sceso a +3 da +21 punti, un livello solo modestamente positivo che sottende una diffusione di incertezza. La pandemia e la ripresa inflazionistica hanno decisamente accentuato i processi di cambiamento che da anni caratterizzano il settore del commercio e i comportamenti dei consumatori, con effetti che emergono evidenti dalla disaggregazione dei dati. Nel trimestre in esame la ripresa delle vendite non ha interessato tutte le tipologie del dettaglio, come invece è avvenuto a livello regionale. Le vendite dello specializzato alimentare hanno accusato un’ulteriore contrazione (-1,5%) senza segnali di rallentamento. Invece il dettaglio specializzato non alimentare continua a beneficiare del recupero delle vendite (+2,1%), anche se sensibilmente più contenuto di quello dello scorso anno, ma ugualmente connesso a un parziale recupero dei consumi dilazionati. Anche Ipermercati, supermercati e grandi magazzini non hanno beneficiato della situazione, registrando una contrazione, seppur in rallentamento rispetto al trimestre precedente (-0,4%), non riuscendo a capitalizzare la lunga fase di aumento delle vendite. Le attese per le vendite nel terzo trimestre non sono omogenee. Per il dettaglio specializzato alimentare e non, il saldo dei giudizi è peggiorato, mentre le prospettive della grande distribuzione sono caute e orientate a un leggero miglioramento. |
Costruzioni 2° trimestre 2022 Volume d’affari: +3,3% |
Nel secondo trimestre 2022, il volume d’affari delle costruzioni registra un rallentamento nel recupero iniziato alla fine del 2020, con un trend analogo per l’artigianato del settore. Gli indicatori regionali mostrano rialzi decisamente più accentuati. Tra aprile e giugno, nonostante gli stimoli a sostegno del settore costruzioni, la capacità imprenditoriale e l’arretramento della pandemia il volume d’affari a prezzi correnti è cresciuto solo del +3,3% rispetto allo stesso periodo 2021, quando nel corso dello scorso anno le variazioni avevano raggiunto valori anche a due cifre e in regione è stata più che doppia. Allo stesso tempo anche l’aumento registrato dal comparto artigiano ferrarese sta rallentando (+3,0%), distanziandosi per oltre 5 punti in meno dal dato medio dell’Emilia-Romagna. Nel trimestre primaverile, il saldo tra le quote delle imprese che rilevano un aumento e quelle che viceversa riportano una riduzione del volume d’affari rispetto trimestre precedente, è passato dal +7% al +16%, miglioramento dovuto ad una contrazione della quota di imprenditori con una diminuzione, a favore soprattutto della stabilità. Lo stesso indicatore confrontato però con il livello del 2021, registra un trend opposto: il saldo si riduce a causa dell’aumento della quota di imprese che hanno stimato una diminuzione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In contemporanea, rimane pressoché costante l’incidenza delle imprese che hanno registrato un aumento del volume d’affari al confronto con lo stesso periodo del 2021, fermandosi a poco più di un terzo del campione. Le previsioni per il prossimo trimestre sono orientate soprattutto alla stabilità, con oltre i due terzi del campione che non prevede variazioni sul volume d’affari e per livello di produzione. Non incoraggiano però le percentuali relative a chi ne prevede un calo, in leggera ripresa. Questi andamenti racchiudono in realtà situazioni diverse per dimensione aziendale: le aspettative relative al volume d’affari mostrano infatti un saldo tra chi lo stima in aumento e chi ne prevede una diminuzione, negativo per le imprese di più piccole dimensioni e l’artigianato. Decisamente più elevata l’incidenza di imprese più grandi che stimano la propria attività in sviluppo (più della metà), mentre risulta molto bassa la quota del campione che ne prevede una diminuzione trend che riguarda le imprese più piccole e l’artigianato, per le quali si è registrato anche una piccola incidenza di attività che prevedono il ritiro dal mercato. Il risultato è frutto di un sistema imprenditoriale che registra ancora una numerosità di imprese del settore in crescita (+2,6% ad agosto), a fronte di iscrizioni in aumento, accompagnate da un numero più costante di cancellazioni determinano un saldo per le Costruzioni positivo (+41 unità), mentre per le Attività Immobiliari le chiusure superano nei primi otto mesi dell’anno le aperture (-22 unità), ma nonostante questo trend, la consistenza registra un lieve incremento al confronto con il 31 agosto 2021. Anche le imprese straniere del settore edile proseguono ad aumentare; le nuove registrazioni crescono mentre le chiusure sono contenute, così che la movimentazione si chiude con un saldo positivo di +72 unità. Il buon andamento si diffonde anche tra le imprese artigiane delle costruzioni che anche loro registrano iscrizioni in crescita e allo stesso tempo chiusure in calo, migliorano ancora il saldo è positivo (+63 unità). |
Turismo
Primi 7 mesi del 2022: +55,3% turisti +36,3% pernottamenti
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I risultati relativi ai primi sette mesi del 2022 registrano decisi miglioramenti rispetto allo scorso anno con variazioni positive a due e tre cifre per la maggior parte delle destinazioni della provincia, ma al confronto con il periodo pre-pandemico il settore non mostra una ripresa uniforme. A ritornare o addirittura a superare i livelli pre-Covid sono in particolare il numero di pernottamenti di italiani in città e sulla costa (+15,4% la crescita complessiva in provincia rispetto al 2019, che compensa anche la diminuzione del turismo estero). Il turismo cittadino, se da un lato registra variazioni percentuali a 12 mesi molto consistenti, sia in termini di arrivi che di presenze (ancora più elevate se riferite agli stranieri), al confronto con i livelli di tre anni fa, rileva ancora un gap, più ridotto per il numero di turisti italiani (-6,9%), ma accentuato per gli arrivi stranieri (-49%). In questa parte dell’anno i numeri più rilevanti riguardano la costa, che registra tutte variazioni positive, fatta eccezione per il confronto pre-pandemico degli stranieri, ancora ad un livello inferiore sia per numero che per pernottamenti, ma che sono ampiamenti compensato dalla movimentazione italiana. Anche per quanto riguarda le strutture alberghiere i dati sono positivi se confrontati con i risultati del 2021, ma in città e negli altri comuni della provincia sono ancora lontani dai valori del 2019. |
Imprese (nati-mortalità)
al 31/08/2022 Registrate: 32.921 |
La consistenza finale delle imprese registrate al 31 agosto 2022 risulta fortemente influenzata dalle cessazioni d‘ufficio avvenute nel corso dei primi otto mesi dell’anno: a fronte di 2.721 chiusure di attività, 1.545 sono state cessazioni amministrative, disposte dopo le verifiche previste dalla legge e l'interlocuzione con il Giudice del Registro. Attività che ha riguardato soprattutto imprese individuali, ma anche società di capitale e di persone; in termini settoriali invece si tratta di chiusure d’ufficio per 382 imprese delle costruzioni, 389 attività commerciali e 200 manifatturiere. Al netto di queste operazioni, si segnala una leggera crescita delle cessazioni rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (1.176 unità, circa 40 in più rispetto ai primi otto mesi del 2021), contemporaneamente ad una ripresa delle iscrizioni (aumentate del 5%, ma rimaneste comunque al sotto del livello registrato nel 2019, con 1.192 unità). Il saldo della movimentazione risulta così positivo per sole 16 unità. Considerando tutte le tipologie di cessazione, il dato finale fa rilevare al 31 agosto 32.921 registrate, delle quali 29.821 attive, che corrispondono ad una riduzione percentuale pari rispettivamente al -4,3% e del -3,6%. Al netto delle cancellazioni d’ufficio le consistenze avrebbero invece rilevato un leggero incremento corrispondente al +0,1%. Sempre escludendo le attività di cessazioni d’ufficio, i settori di attività economica che hanno maggiormente concorso a determinare la riduzione delle imprese attive ferraresi nei primi 8 mesi dell’anno sono agricoltura e il commercio; anche manifattura, servizi alla persona e alle imprese hanno fornito un contributo alla tendenza negativa, ma in misura più contenuta. I segnali positivi giungono soprattutto dalle costruzioni e in secondo luogo, dalle attività professionali, scientifiche e tecniche seguite da quelle artistiche, sportive e di intrattenimento. La distribuzione delle 7.825 unità locali registrate a fine giugno registra invece un aumento più consistente (circa 81 unità in più rispetto alla stessa data dello scorso anno, pari al +1,0%), con aumenti generalizzati tra le varie tipologie, sempre più intensi per quelle unità che hanno sede fuori provincia. Al netto delle cancellazioni d’ufficio tutte le tipologie di sedi registrate, sarebbero aumentate, in particolar modo le imprese straniere. Per quanto riguarda la movimentazione nel 1° semestre 2022, tra iscrizioni e cessazioni delle varie tipologie non si registrano saldi negativi, le aperture segnano ancora aumenti ma anche le chiusure sono incrementate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In dettaglio crescono più velocemente le iscrizioni di imprese straniere, contemporaneamente ad un numero di chiusure imprese giovanili in accelerazione, pur rappresentando ancora meno dell’11% del totale delle cessazioni. La struttura imprenditoriale ferrarese al 30 giugno 2022 dimostra come la presenza di imprese femminili a Ferrara (23,4%) si mantenga superiore alla media regionale (20,9%) e al dato nazionale (22,2%), con una diminuzione della consistenza, dovuta essenzialmente alle attività di chiusure d’ufficio che hanno coinvolto 190 unità. La crescita è stata determinata dagli andamenti lievemente positivi rilevati in molti settori. Si riducono in particolare le consistenze delle imprese femminili in agricoltura, nel commercio, nelle altre attività dei servizi alla persona e in misura minore nell’industria. Il numero di iscrizioni nei primi sei mesi del 2022 è stato leggermente superiore rispetto all’anno precedente, così come è avvenuto per le cancellazioni non d’ufficio, che rimangono comunque inferiori alle nuove aperture, determinando così un saldo leggermente positivo. Aumentano le imprese giovanili in settori tradizionali come agricoltura e costruzioni nonostante diffusi cali tra il commercio e il turismo. Dal lato della movimentazione, aumentano le iscrizioni che continuano ad essere superiori alle cancellazioni, in crescita, con un saldo sempre positivo e in miglioramento (+170 contro il +156 nel 2021). La consistenza finale registra una live flessione al confronto con il giugno dello scorso anno, dovuta essenzialmente alle 19 chiusure d’ufficio avvenute nel secondo trimestre. Al netto delle cancellazioni d’ufficio (303 nel solo secondo trimestre del 2022), accelera rispetto lo scorso anno l’incremento delle imprese straniere, aumentate in tutti i settori; le variazioni più consistenti si rilevano nelle costruzioni, nel commercio, nell’industria e i termini relativi anche servizi di informazione e comunicazione; a fronte di un live incremento nelle cancellazioni non d’ufficio, continuano a crescere più rapidamente le aperture, con un saldo positivo (+146, +84 nel 2021). La consistenza delle registrate diminuisce di 62 di unità a causa delle chiusure d’ufficio (-1,8%), al cui netto si registrerebbe un amento di 241 che corrispondono ad un +7,2%. |
Credito
Prestiti alle imprese: Costruzioni +2,9% Manifattura +1,5% Servizi -1,9%
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A giugno 2022 il valore complessivo dei prestiti concessi al confronto con il dato dello stesso periodo dell’anno precedente registra una crescita sempre più rallentata. Il trend non è più positivo per tutti i comparti economici del settore privato. Il valore riferito al comparto delle imprese, che ormai risulta inferiore all’importo relativo alle famiglie consumatrici, rileva un lieve calo, per il primo trimestre, mentre l’altra componente privata conferma una crescita che si assesta al 3,4%. La fase di diminuzione dei prestiti interessa con intensità diversa tutte le imprese: le più colpite sono state le medio-grandi (più di 20 addetti) e le famiglie produttrici, mentre per le piccole si tratta solo di un lieve calo. Il trend non risulta diffuso a livello regionale, ambito dove si registrano ancora incrementi. Prosegue la contrazione dei prestiti alle Amministrazioni pubbliche e alle società finanziarie e assicurative. Il confronto con l’Emilia-Romagna mostra per Ferrara un andamento meno espansivo per le famiglie consumatrici. Il calo dei prestiti tra le imprese non è generalizzato a tutti i macro settori. Se la crescita risulta in rallentamento per il manifatturiero, che non rileva più la variazione più elevata (+1,5%, rispetto allo stesso periodo del 2021), nel solo comparto dei servizi (che rappresentano poco meno della metà della totalità dei prestiti all’imprenditoria ferrarese) la diminuzione già notata nel trimestre precedente, accelera di intensità (-1,9%). Allo stesso tempo i prestiti alle costruzioni aumentano, registrando una velocità ancora in lieve ripresa. L’andamento regionale risulta migliore rispetto a quanto rilevato in provincia, fatta eccezione per le costruzioni, settore per il quale l’Emilia-Romagna registra invece un calo. Il tasso di deterioramento del credito per le imprese aumenta di un decimale e arriva all’1,5%, riflettendo il trend di manifattura e soprattutto costruzioni, comparto per il quale l’indicatore (11,1%) subisce il rialzo di un punto percentuale, attestandosi ad un livello ancora molto elevato al confronto con le altre attività economiche e con il dato regionale. Risulta invece in lieve ridimensionamento il valore per il settore dei servizi. Confermato il livello raggiunto nello scorso trimestre dalle famiglie consumatrici. A giugno la crescita tendenziale dei depositi rallenta ulteriormente toccando la percentuale più bassa degli ultimi due anni (+3,2% rispetto allo stesso periodo del 2021), eguagliando il trend medio dell’Emilia-Romagna. La componente prodotta dalle famiglie (la prevalente) aumenta più lentamente (anche della regione), mentre la crescita relativa del risparmio delle imprese è maggiore, seppur più che dimezzata rispetto a quanto rilevato alla fine dello scorso anno. Nel primo trimestre 2022 diminuiscono decisamente i titoli a custodia, in entrambe le sue componenti, fondi comuni d‘investimento e titoli di stato, questi ultimi in calo già dalla scorsa estate. |
Protesti e fallimenti |
Nei primi 7 mesi del 2022 si sono registrati 528 scioglimenti e liquidazioni volontarie, 358 in più rispetto allo scorso anno (+210,6%) aumento avvenuto nel mese di marzo e dovuto a procedure amministrative collegate alle numerose cancellazioni d’ufficio avvenute nel periodo preso in esame. In ambito regionale, si registra quasi un 10% di scioglimenti in più rispetto allo scorso anno mentre a livello nazionale, si continua a registrare una forte diminuzione (-34,5%). I settori dove si concentra il maggior numero di scioglimenti rimangono il commercio, le costruzioni, la manifattura, le immobiliari e il turismo. Risultano in controtendenza, con valori in diminuzione, servizi e agricoltura. Dopo la sospensione della moratoria, terminata ad inizio dello scorso anno (31 gennaio, 2021), gli aumenti sia per numero che per importo dei protesti proseguono consistenti. Si tratta di 632 titoli che corrispondono ad un aumento del +16,2%, per un valore di quasi 387mila euro. I vaglia cambiari rappresentano praticamente ormai l’unica tipologia di titolo di credito protestato, mentre scomparse le tratte, anche gli assegni bancari stanno esaurendo il loro utilizzo. Il valore medio per titolo si aggira intorno ai 612 euro, poco meno della metà di quanto si registrava nel 2008, quando era pari a 1.400 euro, ma in crescita per circa un centinaio di euro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nei primi 7 mesi del 2022 il numero di sentenze di fallimento emesse dal Tribunale di Ferrara risulta molto più contenuto rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, appena 19 contro le 35 dello scorso anno. Le imprese coinvolte sono distribuite equamente fra i vari settori economici, con riduzioni più consistenti per commercio e attività dei servizi. Il trend pare diffuso anche a livello nazionale: nei primi sei mesi del 2022 sono stati iscritti nei tribunali italiani circa il 20% di nuovi fallimenti in meno di quelli aperti nello stesso periodo del 2021. |
Mercato del lavoro |
Le forze di lavoro, aumentate del +0,5% nel 2021, secondo le previsioni Prometeia, dovrebbero quest’anno subire una lieve riduzione, a causa della diminuzione della componente relativa alle persone occupate (-0,5%). Il tasso di attività, calcolato come quota sulla popolazione presente da 15 a 64 anni, stimato al 74,5% nel 2021, dovrebbe proseguire la crescita, con il tasso di occupazione che riuscirà a mantenersi sulle stesse quote dello scorso anno, così come avverrà per il tasso di disoccupazione. Dopo la contrazione registrata nel 2020 l’occupazione ferrarese sta cercando di recuperare con andamenti alterni quanto perso, ma secondo le previsioni di Prometeia neppure nel 2023 raggiungerà i livelli del 2019, rimanendo lontano dalle 150mila unità registrate una decina di anni fa. In tema di cassa integrazione, se per Ferrara il confronto con i primi 7 mesi dello scorso anno registra indubbiamente una forte riduzione, tra maggio e luglio 2022, quando il dato è paragonato a quanto rilevato nel primo quadrimestre, si registra un forte aumento delle ore richieste, calcolato in oltre un milione e cento ore (1.432.205 ore a fronte di 330.817), in particolare concentrate nell’ordinaria. Tendenzialmente, le contrazioni relative ad ordinaria e alla deroga sono in linea con quanto si registra in Italia e in Emilia-Romagna. Riduzioni percentuali elevate a due cifre, ma con trend diversificati tra attività economiche: per l’ordinaria che concentra l’88% delle ore complessive, l’aumento tra aprile e luglio è stato davvero consistente (più di un milione e trecento ore in soli tre mesi) e crescite tendenziali a sette mesi si registrano infatti per i settori del legno, la metallurgia e la chimica. Il ricorso alla deroga, utilizzata in particolare nei servizi e nel commercio, torna ad essere inferiore alle ore della straordinaria. La diminuzione di ore per la straordinaria registrata a Ferrara risulta in controtendenza rispetto a quanto avviene in Italia e in regione, ambiti dove il monte ore ha invece ripreso a crescere. Nei primi sette mesi del 2022 si registrano richieste per poco più di 54mila ore dirette alla solidarietà (in imprese della meccanica e nei trasporti); le oltre 157mila ore complessive si concentrano quindi soprattutto nella tipologia per la riorganizzazione (circa 103 mila), che coinvolge quasi in egual misura imprese industriali (meccanica) e attività commerciali. Dal lato della domanda, secondo l’ultima rilevazione Excelsior e riferita al mese di settembre, la percentuale di imprese che programmano nuovi ingressi sale al 14%. Al confronto con lo stesso mese del 2021, le entrate sono aumentate (+180), più sensibilmente anche rispetto al 2019 (+570) La percentuale di entrate high skill registrata a settembre 2022 è in crescita (24%), ha dei riflessi anche nella difficoltà di reperimento dei profili desiderati, che sale al 47%. Allo stesso tempo si alza anche la quota di entrate che coinvolgerà laureati, attestata al 18% (appena un punto percentuale in meno rispetto all’Emilia-Romagna). L’industria nel suo complesso è alla ricerca di 700 profili professionali – in calo rispetto a un anno fa – di cui 520 da impiegare nel manifatturiero (-20% al confronto con settembre 2021) e 190 nelle costruzioni (+11,8%). Nel complesso i servizi programmano 1.810 ingressi, in crescita del 19,1% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Limitatamente al commercio le entrate previste sono 270, un centinaio in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Su queste dinamiche sta incidendo in particolar modo il continuo rialzo dei costi dell’energia e delle materie prime, con i relativi effetti sull’inflazione e sui consumi. |
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