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Comunicato Stampa n. 36 - 18 agosto 2020

— archiviato sotto:
ultima modifica 18/08/2020 08:45

Govoni: “Il coraggio degli imprenditori ferraresi è più forte del Covid ma, evidentemente, da solo non basta” - CAMERA DI COMMERCIO: +53 IMPRESE TRA APRILE E GIUGNO - Calano le aperture di nuove procedure fallimentari (23 a fronte delle 25 del 2019) e non si registrano concordati preventivi

 

Azienda Ferrara in deciso rallentamento ma il bilancio tra aperture e chiusure resta positivo nel secondo trimestre di quest’anno con un aumento di +53 unità, che comunque mette a segno il peggior risultato dei secondi trimestri degli ultimi anni. L’effetto Covid-19 continua, dunque, a pesare sulla nati-mortalità del sistema imprenditoriale provinciale, dopo avere inciso negativamente sull’andamento dei primi tre mesi dell’anno.

Tra aprile e giugno prosegue, infatti, l’indebolimento della voglia di fare impresa dei ferraresi con 277 iscrizioni di nuove imprese contro le 480 del secondo trimestre 2019, il 42% in meno. Contestualmente frenano, in misura ancora più accentuata, le cancellazioni che si attestano a 224 quest’anno rispetto alle 365 dell’anno precedente, il 39% in meno. Da notare come al bilancio del trimestre abbia contribuito soprattutto la componente artigiana, che ha chiuso il periodo con un saldo attivo di 43 imprese (121 le iscrizioni di nuove imprese contro 78 cessazioni). In termini percentuali, lo stock delle imprese si è, dunque, accresciuto dello 0,15% (+0,33% nel secondo trimestre del 2019) portando il totale delle registrate nella nostra provincia, al 30 giugno di quest’anno, a 34.392 realtà imprenditoriali. Calano le aperture di nuove procedure fallimentari (23 a fronte delle 25 del 2019) e non si registrano concordati preventivi.

E’ quanto emerge dall’analisi trimestrale dell’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio sui dati del Registro delle imprese.

Il coraggio degli imprenditori ferraresi è più forte del Covid ma, evidentemente, da solo non basta”. Cosi Paolo Govoni, presidente della Camera di commercio, che ha aggiunto: “I dati parlano chiaro, c’è poco da aggiungere alla fotografia dei numeri, se non la preoccupazione degli imprenditori per la tenuta sociale del Paese e del territorio in autunno, quando molti dei nodi attuali verranno al pettine. Serve dare una prospettiva di crescita alla nostra economia, prevedendo, ad esempio, un piano di riduzione del cuneo fiscale per ridurre il costo del lavoro alle imprese e aumentare il reddito dei lavoratori. Bisogna sbloccare i cantieri per realizzare quelle infrastrutture strategiche attese da anni e rendere strutturale il Piano Impresa 4.0 per traghettare fuori dal guado le imprese che hanno avviato il proprio percorso di piena maturazione digitale”.

Le forme giuridiche In termini assoluti, in questo periodo sono le Imprese individuali a contribuire alla formazione del saldo positivo, con un’incidenza alle iscrizioni superiore al loro peso sul totale delle imprese registrate, a cui si aggiunge il trend sempre positivo delle società di capitale. Delle 53 imprese in più alla fine del trimestre, il 72% circa ha la forma dell’impresa individuale (+38 unità). Rispetto ai periodi più recenti, l’analisi della nati-mortalità delle imprese per forme giuridiche segnala nel secondo trimestre 2020 un rallentamento della dinamica delle società di capitale. Pur aumentando di 17 unità, il loro tasso di crescita trimestrale (+0,25%) rappresenta meno di un quarto dell’indicatore riferito allo stesso periodo del 2019, quando fu pari all’1,16%. Unica forma giuridica in arretramento, nel trimestre aprile e giugno, è quella delle società di persone.

Le dinamiche territoriali Saldi positivi tra iscrizioni e cessazioni si rilevano anche in ambito nazionale (+0,33%) e in quello regionale (+0,26%), con tassi di crescita in diminuzione, ma sempre superiore al dato ferrarese. Tra le province dell’Emilia-Romagna, solo Ravenna (+0,06%) registra un indice di crescita più basso rispetto al dato ferrarese; in regione l’indicatore raggiunge il valore più elevato a Reggio Emilia (+0,37%). Nella graduatoria provinciale decrescente per tassi di crescita, Ferrara, con il suo +0,15%, si colloca all’83° posto della classifica.

Dal lato dell’artigianato le cose vanno meglio, con un tasso di crescita provinciale che è il più alto della regione (+0,51%) e colloca Ferrara al 44° posto, davanti a Rimini.

Le dinamiche settoriali Anche a livello settoriale, si registrano saldi attivi, ma modesti, in molti settori a partire dalle costruzioni (+35, di cui +26 nell’artigianato), seguite dal settore agricoltura-pesca (+28) e dalle attività professionali, scientifiche e tecniche (+10). In termini percentuali e di macro-settori l’avanzamento più sensibile (+0,50% su base trimestrale) si registra nell’industria (intesa come manifattura ed edilizia), seguita a misura dal comparto dei servizi orientati alle attività produttive (+0,49%). Si registrano invece saldi negativi nei servizi di informazione e comunicazione e nel commercio.

Tipologie di imprese Le imprese giovanili rappresentano quasi un terzo del totale delle iscrizioni e appena l’11% delle chiusure complessive, con un saldo trimestrale positivo (+62), in forte diminuzione rispetto al secondo trimestre dello scorso anno (+104). Il tasso di crescita relativa risulta comunque più elevato rispetto al complesso delle imprese (+2,75% al confronto dello 0,15%) e la loro consistenza rispetto al 31 marzo 2020 cresce, risultando inferiore al dato dello stesso trimestre del 2019 a causa della perdita dei requisiti “giovanili” da parte degli imprenditori. Anche per le imprese femminili il saldo della movimentazione è positivo (+15 unità), con una consistente riduzione rispetto al dato dello stesso periodo del 2019 (+54): la loro quota sul totale delle imprese si assesta sul 23%, sempre superiore a quanto rilevato in Emilia-Romagna e in Italia. Il risultato è stato determinato soprattutto dalla diminuzione delle iscrizioni che è stata accompagnata da una meno accentuata diminuzione delle chiusure. Trend analoghi si rilevano per le imprese straniere: la differenza tra aperture e chiusure, sempre positiva (+13 unità), risulta anch’essa molto più bassa al dato dello scorso anno (+47), con cali soprattutto tra le nuove iscrizioni. Stabile la loro incidenza sul totale, ogni 100 imprese registrate 9 non sono gestite da italiani, ma il confronto a dodici mesi evidenzia l’unico andamento positivo su base annuale.

 

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