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Comunicato Stampa n. 39 - 23 settembre 2020
ultima modifica
23/09/2020 07:59
L’analisi dell’Osservatorio dell’economia dell’Ente di Largo Castello - COVID-19, CAMERA DI COMMERCIO: INDICATORI ANCORA IN CADUTA NEL II TRIMESTRE DI QUEST’ANNO - Forte contrazione dell’indice di produzione industriale con qualche piccolo segnale di recupero nelle previsioni per i prossimi mesi solo per le imprese alimentari e del comparto meccanica-automotive - Diminuiscono le esportazioni e le vendite nel commercio
Covid-19: i dati esprimono tutta la gravità della crisi economica ferrarese registrata nella prima parte dell’anno: forte, infatti, è l’accelerazione della caduta dell’indice di produzione industriale (-24,6% per l’artigianato e -22,4% per l’industria), con variazioni negative peggiori rispetto a quanto rilevato nel 2009. Il tutto mentre l’export segna un ulteriore calo, attestandosi a 983 milioni di euro nel periodo compreso tra gennaio e giugno, con una contrazione relativa pari al -18,7%. Questi i principali dati diffusi, martedì scorso, dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara.
Scenari di previsione
Valore aggiunto
2020: -10,2%
2021: +6,0%
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Secondo Prometeia, la caduta del valore aggiunto per Ferrara si attesterà, nel 2020, a -10,2% (per l’Emilia-Romagna -10,5%), per poi riprendersi nel 2021 attestandosi sul +6%). L’andamento, del resto, segue quanto previsto per l’intero Paese: il valore aggiunto italiano dovrebbe, infatti, scendere del 10,5% nel 2020 per poi ritornae in territorio positivo (+5,4%) nel 2021. Nel 2020 il fatturato ferrarese calerà in totale dell’11,4%, contrazione che scenderà al -16,3% per l’artigianato e sarà più contenuta per il sistema delle cooperative -6,4%. I settori che accuseranno più il colpo saranno l’Alloggio e Ristorazione (-35,7%) la Logistica (-23%) e le costruzioni (-21,3%), a seguire anche il manifatturiero con la Moda (-17,4%) e la Metalmeccanica (-12,2%), i Servizi alle persone (-16,5%) ed il Commercio (-13,1%). La Camera di commercio, inoltre, stima che le imprese in deficit di liquidità saranno il 39,6% a fronte di una liquidità necessaria per coprire i costi che supererà i 180milioni di euro. Anche le esportazioni, che nella provincia di Ferrara valgono il 21,8% del valore aggiunto, subiranno nel 2020 una riduzione (-26,1%) per poi riprendersi (+17,6%) il prossimo anno. Nel 2020 gli effetti della pandemia condurranno a una sensibile riduzione delle forze lavoro (-2,4%) e dell’occupazione (-2,5%). Nel 2021 l’occupazione dovrebbe ridursi ulteriormente ed aumenterà decisamente il tasso di disoccupazione (11,7%), ai massimi dal 2015.
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Commercio internazionale
Esportazioni primi 6 mesi del 2020:
983 milioni di €, pari al -18,7%
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Gli indicatori del commercio internazionale, elaborati sulla base delle informazioni diffuse da Istat, per il primo semestre 2020 hanno confermato la tendenza negativa delle vendite all’estero per le imprese ferraresi, già in atto dall’anno precedente. Complessivamente nei primi sei mesi del 2020 sono state esportate merci per quasi 983 milioni di euro, valore che corrisponde ad una variazione tendenziale negativa del -18,7%. La diminuzione su base annua dell’export risulta marcata e diffusa su gran parte del territorio nazionale. Ma Ferrara è tra le province che più hanno risentito del lockdown, anche sotto il profilo dell'export, con il terzo peggior dato della regione dopo Rimini (-26,6%) e Reggio Emilia (-19,5%). La contrazione tendenziale delle esportazioni di Ferrara nel primo semestre dell’anno, circa 226 milioni in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, si è diffusa praticamente in tutti i settori. Se i primi tre mesi dell’anno avevano fatto registrare già un differenziale con lo stesso periodo del 2019 di 85 milioni in meno, a giugno al deficit finale del semestre occorre aggiungere altri 141 milioni registrati tra aprile e giugno. La variazione negativa più accentuata riguarda l’automotive, che quasi dimezza il peso percentuale, fermandosi al 3,9%. Anche l’incidenza dei macchinari si riduce di quattro punti, e la perdita di 112 milioni al confronto con il dato del 2019 (-29,5%) rende il settore primo responsabile della così forte contrazione finale. La chimica, ora primo settore per valore di prodotti esportati, registra la riduzione (-3,5%) più contenuta. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, aumenta solo l’export dei prodotti alimentari, esportati in 70 paesi e tra le destinazioni in crescita troviamo paesi come la Francia (primo partner), il Regno Unito e la Svezia. Anche l’analisi per destinazione delle esportazioni ferraresi evidenzia cali diffusi. L’Europa si rivela ancora una volta la destinazione e la provenienza principale, rappresentando più dei due terzi dell’export ferrarese totale (70%, quota in crescita). Il calo delle esportazioni verso l’Europa nel suo complesso (-16,4%) risulta solo un po’ più contenuto rispetto alla media provinciale, grazie ai paesi europei extra Unione a 28 paesi. Gli Stati Uniti, nonostante la forte riduzione (si tratta di un valore che si è ridotto di oltre 38 punti percentuali, a causa della brusca frenata dei prodotti dell’automotive e dei macchinari), rappresentano sempre il secondo partner per la struttura imprenditoriale ferrarese, dopo la Germania, verso cui è stata esportata merce per oltre 183 milioni di euro, cifra comunque inferiore rispetto al dato riferito allo stesso periodo del 2019, a causa sempre della determinante contrazione dei prodotti dell’automotive, mentre registrano aumenti la chimica e i macchinari. L’unica variazione positiva da segnalare si registra per la Turchia verso cui sono aumentate le esportazioni di macchinari. Cali anche tra le importazioni (-6,9%) con due eccezioni, Germania, più determinante (più di un quinto dell’import ferrarese con quasi 103 milioni di euro), e Sud Africa (ad un livello molto più contenuto, poco meno di 450 mila euro)
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Congiuntura settore manifatturiero
Produzione: -22,4%
Giorni di produzione assicurata: 47
Grado di utilizzo degli impianti: 57,2%
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Il crollo della produzione (imprese fino a 500 addetti) si attesta al -22,4%, il risultato più pesante della regione, dopo quello di Modena e allo stesso livello di Rimini. Anche gli ordinativi sono in forte diminuzione, come del resto il fatturato. Allo stesso tempo le vendite all’estero delle imprese ferraresi che esportano, confermano la battuta d’arresto avviata già nell’ultimo semestre 2019. Tra i settori il trend del secondo trimestre indica un peggioramento generalizzato, con variazioni negative sempre a due cifre. Solo tre settori fanno rilevare valori percentuali meno gravi del -20%: il comparto delle alimentari che rileva l’indicatore «migliore» (-18,8%), la meccanica-mezzi di trasporto e il gruppo delle altre industrie che comprende la chimica. La caduta più grave è registrata dal sistema moda e dalla metallurgia. Poco meno di tre quarti delle imprese del campione hanno stimato per il secondo trimestre una riduzione di produzione, fatturato e ordini. Il grado di utilizzo degli impianti rimane inferiore al 60% mentre la produzione è assicurata per meno di 7 settimane, periodo leggermente superiore rispetto a quanto rilevato il trimestre precedente. Le previsioni sembrano orientate prevalentemente alla stazionarietà, con quote in crescita di chi pensa possano aumentare, incidenze basse ma comunque superiori a chi li prevede ancora in calo. Le indicazioni per gli ordinativi esteri non sembrano migliori, con un circa il 27% degli intervistati che prevedono ordini in aumento contro solo il 23% che indica una diminuzione. In particolare il trend migliora per le imprese con più di 10 addetti e tra le attività economiche dell’industria alimentare, della meccanica-mezzi di trasporto e del gruppo altre industrie. Le previsioni risultano invece più negative per le industrie delle macchine elettriche, le industrie del legno-mobili-carta e quelle dei metalli.
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Artigianato
Produzione: -24,6%
Giorni di produzione assicurata: 34
Grado di utilizzo degli impianti: 53,9%
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Tra le imprese dell’artigianato manifatturiero gli indicatori risultano peggiori, con variazioni sempre più gravi rispetto alle imprese dello stesso comparto in regione, fatta eccezione per gli ordinativi esteri, che calano a Ferrara solo del -7,8%. Produzione e fatturato registrano contrazioni superiori al -24%. Dal punto di vista della consistenza, le imprese artigiane continuano a ridursi, con una velocità rallentata rispetto allo scorso anno, ma più rapidamente rispetto al complesso delle imprese attive al registro delle imprese. In 10 anni la loro consistenza è calata di quasi 1.400 unità, corrispondenti ad un -14,3%, contro la riduzione comunque forte della totalità del -10,7%. La riduzione registrata negli ultimi dodici mesi è stata di 126 unità (-86 nei soli primi sei mesi del 2020), quindi in leggero miglioramento rispetto all’anno precedente (-187).
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Commercio
Vendite 2° trimestre 2020: -8,3%
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Anche i numeri del commercio descrivono la crisi ampliata in modo dirompente dall’effetto Covid19. Per gli esercizi al dettaglio in sede fissa, le vendite a prezzi correnti sono infatti crollate nel secondo trimestre del 2020, registrando una perdita del -8,3% rispetto all’analogo periodo del 2019. Solo nel periodo post sisma (2012-2013), si erano registrati indicatori peggiori. A livello regionale il trend appare addirittura più pesante con una diminuzione delle vendite a due cifre negative (-13,1%). Il crollo delle vendite non ha però interessato tutte le tipologie del dettaglio. Le vendite dello specializzato alimentare si sono ridotte del -5,2%, mentre il dettaglio specializzato non alimentare ha subito un colpo ancora più duro dello scorso trimestre, subendo una perdita del -18,5% (il -22,6% in regione Emilia-Romagna). Al contrario, iper, super e grandi magazzini hanno ottenuto un nuovo forte aumento delle vendite (+14,2%), raddoppiando la velocità rispetto allo scorso trimestre (+7%), grazie alla capacità di gestire la difficile contingenza e alle consegne a domicilio.
La pressione sulla base imprenditoriale resta elevata. Le imprese attive nel commercio al dettaglio erano 3.412 al 30 giugno 2020. Rispetto ad un anno prima la loro consistenza è diminuita del -3,5% (-125 unità), con un trend analogo allo scorso anno, ma più intenso rispetto a quanto si registra in Emilia-Romagna (-2,8%). La tendenza negativa a livello nazionale è risultata ancora una volta leggermente più contenuta (-2,2%). L’andamento negativo è dato dall’ampia riduzione delle ditte individuali (-116 unità, -4,4%) e da quella delle società di persone, uguale in termini relativi (-4,4%), ma meno determinate in valore assoluto (-26 unità).
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Costruzioni
Volume d’affari 2° trimestre 2020: -7,1%
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Nel secondo trimestre 2020 la pandemia da coronavirus ha determinato un ulteriore calo del volume d’affari, dopo la netta inversione ai segnali di recupero che lentamente da sette anni si stavano registrando nel settore delle costruzioni. Rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, si registra un -7,1%, accelerando così la riduzione dei tre mesi precedenti (-6,2%). Allo stesso tempo, l’indicatore per il settore edile artigiano subisce una contrazione solo leggermente più grave (-8,3%). Ferrara mostra così un andamento meno negativo rispetto alla regione, il cui volume d’affari cala di oltre dieci punti percentuali, trend rilevato anche per il comparto edile artigiano. Le aspettative appaiono meno negative per il terzo trimestre, per il quale il 95% delle imprese intervistate prevede un aumento del volume d’affari. Il risultato è frutto di un sistema imprenditoriale che registra però una numerosità di imprese del settore sempre in contrazione, ora più contenuta rispetto all’intera economia. A fronte di un calo delle iscrizioni, compensato solo in parte dalla più forte riduzione delle cancellazioni, il saldo della movimentazione, riferito ai primi otto mesi dell’anno, è sempre negativo, ma in netto miglioramento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-25 unità, contro le -57 del 2019). Anche il trend delle imprese straniere del settore edile vede diminuire le nuove registrazioni a fronte di una più rapida decrescita del numero di chiusure che rimangono al di sotto delle iscrizioni, migliorando così il saldo positivo. Stesso andamento per le imprese artigiane delle costruzioni che registrano iscrizioni in calo e allo stesso tempo riducono più velocemente il numero delle chiusure, così anche in questo caso, il saldo, pur rimanendo negativo, migliora rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-16, contro il -42 del 1° semestre 2019).
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Turismo
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L’effetto Covid sui primi 7 mesi del 2020 ha inciso con un -58% di turisti e un -54% di pernottamenti in provincia; a luglio si è recuperato qualche punto percentuale, ma le contrazioni rimangono gravi sia nel capoluogo che sulla costa, come per il turismo nazionale che straniero. Sulla base di anticipazioni diffuse dall’Osservatorio turistico della regione Emilia-Romagna (curato dalla società Trademark), anche il mese di agosto potrebbe aver attenuato la caduta degli arrivi e delle presenze, con flessioni comunque più pesanti per il turismo straniero. Il movimento autostradale sta risalendo dopo le forti riduzioni rilevate da marzo a maggio e conferma gli altri indicatori previsivi che sulla costa della regione registrerebbero un calo contenuto della clientela italiana. I pernottamenti in strutture extra-alberghiere al di fuori del comune capoluogo sfiorano le 490mila presenze, mentre negli alberghi si fermano a poco più di 77mila. In città i pernottamenti negli alberghi sono invece più del doppio che nelle strutture ricettive alternative, con un numero di turisti 3 volte superiore. Le variazioni negative sono comunque pesanti, senza evidenti differenze tra le due tipologie di ospitalità e i due ambiti territoriali.
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Imprese (nati-mortalità)
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Per quanto riguarda la dinamica dei dati di demografia delle imprese nel secondo trimestre del 2020, pur segnando una diminuzione delle cessazioni rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, si rileva un nuovo minimo storico per le iscrizioni, che rappresentano da sempre la causa principale della contrazione del sistema imprenditoriale ferrarese. I dati complessivi a fine agosto, registrano 969 iscrizioni a fronte di 1.337 chiusure, con un saldo della movimentazione molto pesante (-368 unità) che fa rilevare al 31 agosto 30.949 imprese attive, con una riduzione pari al -1,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I settori di attività economica che hanno maggiormente concorso a determinare la riduzione delle imprese attive ferraresi nei primi otto mesi dell’anno sono il commercio e l’agricoltura, ma anche se in misura inferiore hanno fornito un contributo alla tendenza negativa alcune tipologie di servizi alla persona, le attività di alloggio e ristorazione e le costruzioni. I segnali positivi, molto contenuti, giungono tutti dai settori legati ai servizi. In primo luogo, il maggiore aumento in termini assoluti lo hanno registrato le attività dell’aggregato del noleggio e servizi di supporto alle imprese, seguito dalle attività professionali e dai settori istruzione e sanità.
Le imprese giovanili, nonostante una movimentazione positiva, riducono la loro consistenza a 2.314 unità registrate, sempre per la perdita dei requisiti. Per le imprese straniere, la differenza tra aperture e chiusure rimane positiva, ma risulta in lieve rallentamento. Con 3.194 unità continua così a crescere lentamente la loro incidenza sul totale, ora ogni 1.000 imprese registrate 93 non sono gestite da non italiani, quando a livello regionale il rapporto è di 122 e in Italia di 102. Per quanto riguarda l’imprenditoria femminile, l’andamento della movimentazione registra anche nel primo semestre 2020 un saldo tra aperture e chiusure negativo, che fa registrare, al 30 giugno 7.910 unità, pari sempre al 23% delle imprese totali, quota più elevata dell’Emilia-Romagna.
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Credito
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A giugno 2020 il valore complessivo dei prestiti concessi al confronto con il dato dello stesso periodo dell’anno precedente registra una lieve crescita (+0,9%). Il trend è positivo per tutti i comparti economici, differenziandosi solo per entità. Il settore delle imprese, che rappresenta la quota più consistente, rileva anche l’incremento più elevato rispetto a quanto si registra per le famiglie consumatrici. Il credito alle imprese di minor dimensione subisce l’incremento relativo più alto superiore al 3%. Tra le attività economiche, l’unico indicatore negativo è quello riferito al manifatturiero, con una variazione media totale che segna una contrazione del -3,2%, in rallentamento rispetto al trimestre precedente. Allo stesso tempo i prestiti alle costruzioni confermano la crescita dei primi tre mesi del 2020, a cui si aggiunge il trend positivo dei servizi. L’andamento però delle erogazioni per gli investimenti non finanziari per l’acquisto di macchine e attrezzature conferma la battuta d’arresto, appena 20 milioni di euro a trimestre, quando nel 2017 si viaggiava su valori superiori a 43 e lo scorso anno non era scesi al di sotto di 23. Le operazioni riferite ai prestiti garantiti dal Fondo Centrale di Garanzia in provincia di Ferrara nei primi sei mesi del 2020 ammontano ad oltre 4.600, per un finanziamento complessivo che sfiora i 200 milioni di euro, valore più basso della regione, per un importo medio di 43mila euro, dato inferiore di 16mila euro rispetto al dato regionale. Si è trattato per quasi il 98% di operazioni al di sotto di 30mila euro, percentuale in questo caso risulta la più alta dell’’Emilia-Romagna. I dati riferiti al periodo marzo-agosto rilevano un importo di poco inferiore ai 300 milioni di euro, oltre sei volte quanto garantito nello stesso periodo del 2019, con una prevalenza per il settore dei servizi (quasi il 60%) quando nel 2019 il manifatturiero concentrava la quota più elevata. La crescita tendenziale dei depositi rallenta di qualche decimale (+4,1% rispetto allo stesso periodo del 2019), con un andamento uguale a quanto riscontrato per la componente delle famiglie, mentre quella residuale delle imprese registra un aumento nella velocità di incremento. La frenata della crescita dei depositi delle famiglie si registra anche in regione, dove l’incremento relativo è comunque sempre più intenso (+5,7%). Confermato anche questo trimestre il calo dei titoli a custodia, che comprendono obbligazioni di banche italiane e titoli di stato, entrambi in contrazione un po’ decelerata.
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Protesti e fallimenti
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La rilevazione dei protesti, è condizionata dalla sospensione dell’emissione di nuovi titoli a causa della pandemia da COVID-19. Il trend di contrazione sia per numero che per importo già evidenziato nei primi 3 mesi del 2020, risulta quindi enfatizzato con variazioni negative molto accentuate. Nei primi 7 mesi del 2020 il numero dei fallimenti risulta confermato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le diminuzioni delle procedure tra le imprese delle costruzioni e del commercio sono compensate dalla crescita nella manifattura e nei servizi. Nello stesso periodo si sono registrati 233 scioglimenti e liquidazioni volontarie, 8 in più rispetto allo scorso anno (+3,6%).
L’aumento, registrato anche in ambito regionale, risulta più accentuato per la nostra provincia, mentre a livello nazionale si rileva un calo del 14%. I settori dove si concentra il maggior numero di scioglimenti sono il commercio, le costruzioni, la manifattura e il turismo. Risultano in controtendenza, con valori in diminuzione, servizi e agricoltura.
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Mercato del lavoro
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Nei primi 7 mesi del 2020 sono quasi 10 milioni le ore di cassa integrazione richieste dalle imprese ferraresi, un numero spaventoso senza precedenti, che rispetta il trend nazionale, per il quale è stato però calcolato che l’effettivo utilizzo si è fermato al disotte del 50% . Aumenti si registrano in tutte le tipologie, ma per l’ordinaria e la deroga le variazioni sono a 4 cifre. L’utilizzo della straordinaria avviene sia per la solidarietà sia per la riorganizzazione, componente che ora risulta prevalente rispetto all’altra, rappresentandone circa il 53%, e in aumento al contrario di quanto risulta per la solidarietà. Entrambe si concentrano soprattutto tra le imprese meccaniche. L’incremento percentuale è appena del 3%, inferiore al trend regionale e nazionale. Per la deroga si tratta proprio di un nuovo utilizzo, perché lo scorso anno fino a maggio non era stata richiesta. Si tratta di 2,4 milioni di ore che si concentrano per il 96% nel commercio. L’enorme crescita di ore richieste per l’ordinaria (la prevalente) anche a Ferrara risulta comunque più contenuta rispetto a regione e nazione. Ne hanno fatto ricorso tutti settori manifatturieri, ma la prevalenza si concentra nelle imprese meccaniche (oltre 4milioni di ore su quasi 6,4).
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Focus sull’impatto del Covid-19
Sospensione attività
Occupazione
Liquidità
Imprese esportatrici e digitalizzate
Rapporti con le banche
Fornitori e clienti
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Aumenta la quota di imprese (dal 49% di giugno al 70% di agosto, 5 punti percentuali in più rispetto al dato nazionale) che prevedono il recupero dei livelli produttivi pre-covid non prima di giugno 2021.
Tra le imprese con almeno un dipendente, al di là fortunatamente di una quota minoritaria (il 5%) che dichiara di aver ancora sospesa l’attività per cui sta valutando la chiusura, 95 imprese su 100 hanno ripreso l’attività, la maggioranza, cioè circa (57%), in misura ancora ridotta, ma il 38% sta lavorando a regimi simili a quelli precedenti. La dimensione dove si concentrano le imprese ancora sospese, è quella da 1 a 9 dipendenti e il settore prevalente è quello dei servizi.
Al confronto con la regione e la media nazionale le percentuali ferraresi mostrano ancora una volta la maggior fragilità del sistema produttivo locale.
Allo stesso tempo a Ferrara l’andamento occupazionale delle imprese che prevedono di proseguire l’attività è considerato nel secondo semestre stazionario rispetto allo stesso periodo del 2019 da una percentuale maggiore (81,5%) rispetto a regione (75,9%) e Italia (76,7%), con un saldo comunque negativo tra imprese che hanno ridotto e imprese che hanno aumentato il numero dei propri dipendenti pari al -15,7, migliorando così di qualche punto percentuale il dato rilevato a giugno (-17,3). Tra i settori, i servizi mostrano le difficoltà maggiori.
Le imprese che prevedono nella seconda parte dell’anno problemi di liquidità sono un po’ meno della metà del campione (48,5%), con grosse differenze tra le dimensioni per addetti, dal momento che la percentuale si riduce a poco più di un quarto per le imprese con più di 50 dipendenti. Al confronto con il dato regionale e quello nazionale, il problema della liquidità a Ferrara pare possa comunque coinvolgere una quota un po’ più bassa di imprese.
I tempi di recupero sono però diversi a seconda che l’impresa si collochi sul mercato internazionale e in base al suo grado di coinvolgimento nella trasformazione digitale.
Se per le imprese esportatrici la quota di attività sospese è praticamente azzerata, la percentuale di imprese ancora in fase di recupero è superiore con un periodo di ripresa solo un po’ più lungo rispetto alle “non esportatrici”. Per quanto riguarda invece il grado di digitalizzazione, se il 10% delle imprese non digitali, vale a dire realtà che non hanno adottato piani di digitalizzazioni, l’attività è ancora sospesa e sta valutando la chiusura, tra quelle digitali che hanno adottato piani di investimento integrati tra i diversi ambiti della trasformazione digitale, 2 imprese su 5 sono in attività con regimi simili a quelli pre-emergenza. A completare le informazioni relative alle conseguenze della pandemia, la rilevazione congiunturale del secondo trimestre ha indagato anche la situazione delle imprese con le banche. L’85% degli intervistati dell’industria è sempre riuscito far fronte agli impegni finanziari in essere con le banche, percentuale che sale all’89% nel commercio. Allo stesso tempo l’83% del campione manifatturiero è riuscito a pagare i fornitori alla scadenza, mente la percentuale di clienti che hanno sempre pagato l’azienda alla scadenza scende al 44%. Più equilibrio nel settore del commercio dove le quote sono rispettivamente 77% e 71%.
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Riferimento per i Media: Camera di commercio di Ferrara Ufficio Stampa E-mail: stampa@fe.camcom.it Tel: 0532 783903 - 802
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