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Comunicato Stampa n. 64 - 7 ottobre 2015

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ultima modifica 07/10/2015 07:42

Indagine congiunturale sulle imprese di industria manifatturiera, commercio e costruzioni del 2° trimestre 2015 e previsioni 3° trimestre 2015 - SEGNALI POSITIVI MA LA RIPRESA APPARE DEBOLE - Migliore l’andamento per le medie grandi imprese internazionalizzate

 

Prosegue, seppur timidamente, la tendenza positiva dei principali indicatori congiunturali del settore manifatturiero, ma si riduce l’intensità della crescita rispetto ai tre mesi precedenti. Determinanti le imprese con almeno 10 addetti, che hanno messo a segno performance positive con ordinativi stazionari. Ancora una volta la meccanica, l’automotive e il variegato comparto delle “altre industrie”, che comprende la chimica e la lavorazione dei minerali non metalliferi, hanno registrato le performances migliori grazie anche al fatturato estero. Il commercio non conferma il trend positivo dello scorso trimestre, tornando ad indicatori con il segno meno, mentre il mercato immobiliare e le costruzioni rilevano primi segnali di recupero. Il clima di fiducia migliora, ma la ripresa appare ancora incerta e non coinvolge le imprese più piccole e l’artigianato.

Sono questi i principali risultati dell’indagine congiunturale sulle imprese del manifatturiero, del commercio e delle costruzioni realizzata dall'Osservatorio dell'economia della Camera di Commercio di Ferrara, in collaborazione con il Centro studi di Unioncamere Emilia-Romagna e dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne, con riferimento agli andamenti del 2° trimestre e alle previsioni per il 3° trimestre del 2015

 Industria manifatturiera

In tutte le province della regione Emilia-Romagna, fatta eccezione per Forlì, l’andamento della produzione industriale è stato positivo. Ferrara ha chiuso all'insegna di un aumento del +0,7% rispetto all'analogo periodo dello scorso anno, quando il trimestre precedente l’indicatore aveva segnato un +1,9%. Il fatturato ha invece mostrato segnali di maggior recupero (+1,2%), più in linea con quanto accaduto nei primi tre mesi del 2015 (+1,5%). Protagoniste le imprese con almeno 10 addetti, che per entrambi gli indicatori hanno messo a segno performance positive con una produzione a +1,2% e un fatturato che si è attestato a quota +2,0%. Di diverso tono invece l'andamento delle piccole imprese che hanno chiuso il trimestre con una riduzione del fatturato (-1,8%) e un risultato leggermente meno negativo della produzione (-1,3%), andamenti ed entità riscontrati anche per l'artigianato.

A livello settoriale i trend sono più diversificati. È confermata la variazione tendenziale più consistente nella produzione per le industrie della meccanica e dei mezzi di trasporto (+4,3%) di poco inferiore a quella fatta segnare dal fatturato (+5,0%) dello stesso settore. Anche la metallurgia e l’aggregato “altre industrie” registrano ancora indicatori positivi, mentre l’alimentare, il legno-mobili-editoria e le industrie elettriche ed elettroniche invertono la tendenza con valori ora negativi. Prosegue il trend negativo per il sistema moda che ha lasciato sul terreno un altro 2,5% di produzione.

Ancora determinante la componente estera del fatturato (+3,6%), positiva per le industrie alimentari, dei metalli e soprattutto per quelle meccaniche e dei mezzi di trasporto che da sole segnano un +7,2%. Negativi invece gli indicatori del fatturato estero per le imprese di più piccole dimensioni (meno di 10 addetti) e quelle artigiane. Il consuntivo dei primi sei mesi del 2015 è stato poi condizionato dagli ordini, complessivamente quasi invariati rispetto allo scorso anno, con andamenti settoriali diversificati: a fronte di aumenti per la metallurgia, la meccanica e le “altre industri”, per gli altri comparti risultano in diminuzione, più accentuate per le industrie elettriche e del legno-mobili, carta e stampa.

 Tra gli indicatori congiunturali solo l’andamento del fatturato estero risulta migliore rispetto al dato medio regionale, confermando il trend rilevato dai dati Istat delle esportazioni per il complesso dell’economia provinciale. La previsione per i successivi tre mesi è orientata verso la stabilità per più della metà del campione, con saldi tra preconsuntivi di aumento e di diminuzione della produzione e del fatturato pari rispettivamente a +14 e +12. Appare quindi migliorato il clima di fiducia delle imprese rispetto ai tre mesi precedenti, quando la quota di chi prevedeva indicatori in crescita era identica a quella di chi si aspettava cali.

I miglioramenti sono previsti dalle imprese con almeno 10 addetti che presentano un saldo positivo di +20 per quanto riguarda la produzione e di +19 per il fatturato, contro i valori negativi fatti ancora segnare dalle piccole imprese. Tra i settori appare evidente una netta dicotomia fra i comparti dell'industria "leggera" e quelli della manifattura "pesante", con la prima che presenta risultati decisamente inferiori alla seconda. L'industria "pesante" viene trainata in particolare dalle industrie delle macchine elettriche ed elettroniche (+39 la produzione e +41 il fatturato), ma soprattutto dell’aggregato ”altre industrie” (include le industrie chimiche e la lavorazione dei minerali non metalliferi) che vanta un’ottima performance in termini di produzione (+52) ed ancora migliore le prospettive per quanto riguarda il fatturato (+59). Per le industrie delle meccaniche e dei mezzi di trasporto appaiono particolarmente positive le previsioni per gli ordinativi esteri(+42). Fatta eccezione per il settore alimentare, rimangono negative le previsioni per gli altri settori, che evidenziano segnali di maggiore prudenza ed incertezza per tutti gli indicatori.

COMMERCIO

Nonostante il miglioramento del clima di fiducia dei consumatori, le vendite a prezzi correnti del commercio al dettaglio nel secondo trimestre dell’anno registrano una lieve ulteriore flessione dopo i segnali di ripresa rilevati nei primi 3 mesi del 2015. Un segnale di incertezza che mette in dubbio l’interruzione della lunga recessione che ha portato a 7 anni di contrazione delle vendite. Per gli esercizi al dettaglio in sede fissa ferraresi le vendite a prezzi correnti sono diminuite del -0,7% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. In particolare il trend risulta negativo per il commercio al dettaglio di prodotti alimentari. Il balzo indietro del settore non alimentare, che comprende gli esercizi specializzati di computer, elettrodomestici e attrezzature per le telecomunicazioni, è invece di entità più contenuta, in linea con quanto rilevato in regione. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, le vendite crescono solo per la grande distribuzione, ancora in controtendenza rispetto all’Emilia-Romagna.

Nel trimestre la quota di imprese che giudicano le giacenze eccedenti si mantiene complessivamente su livelli elevati (13%). Le previsioni non appaiono orientate alla fiducia, peggiorano infatti le valutazioni delle imprese in merito alle vendite del prossimo trimestre per tutte le tipologie, con i livelli differenziati. Ancora in rosso per il dettaglio specializzato alimentare (con un saldo dei giudizi pari a -15), mentre il quadro appare meno negativo per quello non alimentare (il saldo è pari a -3). Buone le aspettative relative a ipermercati, supermercati e grandi magazzini, con un saldo positivo che peggiora però rispetto alla rilevazione del trimestre precedente, riducendosi a quasi un terzo (passando da +36 a +13).

MERCATO IMMOBILIARE E COSTRUZIONI

Secondo i dati dell’Osservatorio dell’Agenzia delle entrate, nel primo semestre del 2015 il volume delle compravendite residenziali sarebbe cresciuto anche a Ferrara. L’andamento positivo più accentuato rispetto a quanto avviene in regione (penalizzata dal trend negativo di Parma) e a livello nazionale, continua ad essere migliore nel comune capoluogo.

La crescita delle operazioni di compravendita immobiliari ad uso residenziale è stata registrata a partire dal secondo trimestre, raggiungendo al 30 giugno le 1.359 transazioni normalizzate rispetto alle 1.286 dello stesso periodo dell’anno precedente, senza però tornare ai livelli degli anni 2010-2011, quando ogni tre mesi si superava il migliaio di transazioni immobiliari. Diminuiscono invece le transazioni di immobili dedicate alle attività produttive, commerciali e del terziario.

L’indagine congiunturale sulle costruzioni rileva anche nel secondo trimestre del 2015 una lieve ripresa. Il volume d’affari a prezzi correnti del settore ha confermato il trend in aumento, segnando un’accelerazione: +6,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando nei primi tre mesi dell’anno aveva fatto segnare un +2,5%. La ripresa del fatturato, dopo anni recessivi che hanno registrato forti variazioni negative, è un buon segnale, ma per recuperare il terreno perso saranno necessari molti altri trimestri positivi. L’aumento dell’indicatore ferrarese risulta superiore a quanto rilevato in regione (+2,1%), dove l’unica provincia a registrare variazioni maggiori è Modena.

Per quanto riguarda poi le prospettive per il terzo trimestre dell’anno, anche il saldo tra la quota di imprese che prevedono un volume d’affari in aumento e quella che invece prevede un fatturato in calo, tornato positivo lo scorso trimestre, cresce più che triplicandosi (è passato da 12 a 44). La quota di imprese che prevedono un volume d’affari in diminuzione si abbassa all’8%, a crescere sono gli ottimisti a scapito della quota di coloro che non si aspettano variazioni: oltre la metà del campione prevede un volume d’affari in aumento.

Le prospettive appaiono migliori soprattutto all’anno precedente, ma considerato anche lo scenario economico previsionale di Prometeia, secondo il quale nel 2015 il valore aggiunto del settore delle costruzioni dovrebbe subire in termini reali un’ulteriore flessione del -2,5%, solo nel 2016 dovrebbero apparire i primi definitivi segni più, quando si potrà parlare di una vera e proprio ripresa.

ARTIGIANATO

Ancora in controtendenza rispetto al complesso dell'imprenditoria, l’artigianato non appare in grado di accodarsi a questi primi segnali di recupero. Un bilancio nuovamente negativo, anche se in termini relativamente meno accentuati rispetto al trend dei mesi precedenti, con la variazione inferiore allo zero più contenuta degli ultimi sei anni.

Le difficoltà del mercato interno, che assorbe gran parte della produzione, sono ancora alla base di tale andamento, che potrebbe però rappresentare l’ultima coda della la fase recessiva in atto dal 2009. La produzione industriale dell’artigianato nel 2° trimestre 2015 registra una flessione su base annua del -1,1%, meno accentuata rispetto all’andamento delle piccole imprese (meno di 10 addetti) del settore manifatturiero (-1,3%), quando a livello regionale, grazie all’andamento positivo di province come Bologna, Parma e Reggio Emilia, si registra complessivamente una certa stazionarietà rispetto allo scorso anno.

Più accentuata la diminuzione del fatturato che su base annua cala del -1,8%. Anche l’andamento degli ordinativi, che segnano un ulteriore -1,1%, rendono meno positive le prospettive del settore che non intravede ripresa nella produzione del prossimo trimestre. Solo le vendite all’estero registrano un indicatore con il segno più; le poche imprese artigiane manifatturiere esportatrici hanno segnato una lieve variazione positiva del fatturato estero rispetto al primo trimestre 2014 (+0,8), in controtendenza con il dato regionale (-0,4%). Anche gli ordini provenienti dal mercato estero appaiono in lieve aumento.

In calo le settimane di produzione assicurate dalla consistenza del portafoglio ordini: superano di poco le cinque settimane (quando lo scorso trimestre erano più di sette), confermando il trend di tono inferiore rispetto alla totalità delle imprese, per le quali si parla di quasi otto settimane. Le indicazioni dell’indagine sulla congiuntura dell’artigianato in merito alle previsioni per il secondo trimestre, non si discostano molto dai valori registrati nelle passate edizioni: i saldi tra le segnalazioni in aumento e quelle in diminuzione di produzione, fatturato e ordinativi risultano ancora negativi, con più della metà delle imprese del campione che non prevede variazioni. Il perdurare della recessione ha avuto effetti pesantemente negativi sulla consistenza delle imprese. Al 30 giugno 2015 si contavano 9.186 imprese artigiane attive (145 in meno rispetto al 31 dicembre 2014), con riduzioni soprattutto nel settore delle costruzioni che da solo spiega metà del saldo negativo, e nel settore della logistica.

 

 

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