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Comunicato Stampa n. 13 - 5 febbraio 2015

— archiviato sotto:
ultima modifica 05/02/2015 09:43

Da Parlamento e Governo in arrivo per le Camere di commercio nuove funzioni: dal supporto alla nascita di nuove imprese al sostegno nei processi di innovazione e digitalizzazione, dall'accesso al credito all'assistenza per sfruttare le opportunità legate ai fondi europei - CAMERE DI COMMERCIO, VERTICE GOVERNO-UNIONCAMERE - Presenti i ministri Guidi e Madia e il sottosegretario Delrio

 

Riduzione del numero delle Camere di commercio, attraverso processi di accorpamento, per arrivare a un nuovo modello basato sulla presenza di una Camera dove vi siano almeno 80.000 imprese. Dismissione delle partecipazioni societarie non strettamente necessarie allo svolgimento delle funzioni assegnate e potenziamento dei compiti e delle funzioni a beneficio del sistema delle imprese. Questi i passaggi fondamentali dell'intervento del ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ai presidenti delle Camere di commercio italiane riunitosi ieri (4 febbraio) a Roma per fare il punto, insieme ai rappresentanti del Governo e del Parlamento, sullo stato di avanzamento del testo, attualmente all'esame del Senato, per il riordino complessivo del sistema camerale. Hanno partecipato, tra gli altri, il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio.

 “Il processo di accorpamento - ha rimarcato il ministro Guidi - è di fondamentale importanza per il Governo che confida in un sistema camerale in grado di dare risposte celeri alle necessita' di riorganizzazione sul territorio". Dopo avere constatato con soddisfazione che questo processo, in alcune aree del Paese, ha mosso i primi passi, Guidi ha chiesto uno sforzo aggiuntivo. Per quanto riguarda il secondo punto della riforma, quello relativo alle funzioni, il Governo non solo ha confermato la necessità che una delle funzioni storicamente assegnate alle Camere di commercio, quella della tenuta del Registro delle imprese, continui a restare incardinata presso le Camere stesse, ma ha delineato l'affidamento al sistema camerale di ulteriori specifiche competenze, anche delegate dallo Stato e dalle Regioni, tra le quali, ad esempio, la promozione di azioni di supporto alla nascita di nuove imprese con particolare riguardo a quelle giovanili e femminili, il sostegno alle imprese nel processo di innovazione e digitalizzazione, l'accesso al credito. E ancora, l'assistenza alle imprese per sfruttare le opportunità legate ai fondi europei (con la Camera di Ferrara che ha fatto da apripista), il rafforzamento degli strumenti di giustizia alternativa (arbitrato e conciliazione) e la promozione sui mercati internazionali del made in Italy.

 Non nasconde la soddisfazione sua e dell'intera Giunta camerale Paolo Govoni, presidente della Camera di commercio di Ferrara, si destinata all'accorpamento per via del limitato numero di imprese (poco più di 40.000), ma certificata, ancora una volta, dagli indicatori del Ministero tra le Camere di commercio più sane sotto il profilo finanziario, forti ed efficienti dal punto di vista organizzativo nel panorama nazionale. “La ripresa e la modernizzazione dell’Italia – ha sottolineato Govoni – non possono prescindere da una riforma delle Camere di commercio che sappia rafforzarne, assieme alle associazioni di categoria, il ruolo di presidio permanente sui territori a sostegno delle imprese. Sotto tale luce, le indicazioni del Governo sono senz'altro positive perché superano alcune delle più rilevanti criticità emerse nella precedente stesura dell’articolo 9, anche sulla base del prezioso lavoro del Parlamento. Penso però che su altre criticità sia ancora utile intervenire per realizzare quella riforma che davvero serve al Paese. Da questo punto di vista, siamo pronti a non far mancare, neanche in questa fase, il nostro contributo di idee e di progetti”.

 Le novità comunque non finiscono qui. Il relatore alla delega della Pubblica amministrazione, Giorgio Pagliari, ha siglato un subemendamento per inserire «tra i criteri di delega la garanzia di un’adeguata consultazione delle imprese associate per la nomina degli organi camerali». Il Parlamento punterebbe, quindi, a rendere ancor più partecipative le elezioni dei vertici politici delle Camere di commercio, in un’ottica di «rafforzamento del legame con il territorio» e quindi, di democraticità.

 

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