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Comunicato Stampa n. 89 - 19 dicembre 2014

— archiviato sotto:
ultima modifica 22/12/2014 10:42

Govoni: “La presenza così estesa di produzioni tipiche è legata alla particolarità del territorio e della storia ferrarese, che ha permesso la creazione e il mantenimento nel tempo di tradizioni produttive, gastronomiche e culturali molto diversificate” PAMPAPATO/PAMPEPATO DI FERRARA: BUONA LA PRIMA. LA PUBBLICA AUDIZIONE METTE TUTTI D'ACCORDO

Ministero delle Politiche Agricole e Regione Emilia-Romagna sono ormai di casa in Camera di commercio. C’era molta attesa per l’esito della riunione di “pubblico accertamento” (la decima dopo quelle relative all'aglio di Voghiera, all'asparago verde di Altedo, alla coppia ferrarese, al melone mantovano, alla pera dell'Emilia-Romagna, alla pesca e nettarina di Romagna, al riso del Delta del Po, al vino del Bosco Eliceo, alla salama da sugo e ai cappellacci di zucca ferraresi) per la proposta di Indicazione Geografica Protetta (IGP) - ovvero il marchio che tutela l'area di produzione - dei “Cappellacci di zucca ferraresi”. Nel corso dell'audizione, svoltasi nella sede dell'Ente di Largo Castello giovedì 11 dicembre, Ministero delle Politiche Agricole e Regione Emilia-Romagna hanno letto per filo e per segno il disciplinare di produzione, che ha trovato tra gli imprenditori presenti ampia condivisione. A darne notizia la stessa Camera di commercio, convinta che le produzioni tipiche, se lette come simboli locali di storia, tradizioni e costumi, diventano straordinaria fonte di attrazione turistica. Il prossimo passaggio dell’iter voluto dall'Unione Europea, la pubblicazione in Gazzetta ufficiale.

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Il pampapato/pampepato e la sua storia

Nel '600 – ricorda la Camera di commercio - le monache del Monastero del Corpus Domini di Ferrara, traendo ispirazione da un’antica ricetta del grande cuoco rinascimentale Cristoforo da Messisbugo, crearono un dolce da inviare alle grandi personalità dell’epoca. Il cacao, appena giunto in Europa nelle mani di Cortes, era infatti un bene di lusso, destinato a pochi e veniva aggiunto come fosse un gioiello, polvere preziosa. A forma di zuccotto, il Pampepato/Pampapato è impreziosito da mandorle o nocciole finissime, da gustosi canditi ed è insaporito con spezie profumate; la calotta è ricoperta infine di cioccolato fondente. Così il ricco dolce diventa il Pan del Papa. Facile comprendere a chi era dedicata questa meraviglia! Una lingua antica, poetica e perduta lo trasforma in Pampapato e Pampepato. Da secoli i due nomi convivono e la sostanza non cambia. E’ il dolce del Natale, delle feste, è il dolce che meglio rappresenta la ricchezza e la raffinatezza di Ferrara. E’ il dolce che con il suo gusto intenso e il suo profumo delizioso richiama la tradizione di un territorio dai tanti racconti e sapori.

 

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