Comunicato Stampa n. 64 - 26 settembre 2014
Dalla Camera di commercio intanto pronti 3,5 milioni euro per il 2015 a sostegno di occupazione e imprese - Crisi: ferraresi meno protestati ma fallimenti in crescita -32% i “pagherò” tra gennaio e luglio 2014 - Gli assegni scoperti calano del 28%
Calano nella nostra provincia i “pagherò”, che, tra gennaio e luglio 2014, si sono ridotti di quasi un terzo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo uno dei dati significativi che emergono dall’analisi sull’andamento dei protesti levati in base ai dati raccolti dalla Camera di commercio di Ferrara ed elaborati dall’Osservatorio dell’economia.
Le ragioni di questo andamento – spiega la camera di commercio – sono da attribuire da un lato alla maggior cautela da parte dei consumatori e delle imprese ad assumersi impegni economici anche a breve termine; dall’altra, alla crescente difficoltà, da parte dei possibili creditori, ad accettare pagamenti ritenuti poco affidabili. In questo scenario, che appare chiaramente determinato dalle incertezze del contesto economico, il conto degli insoluti arriva ad ammontare a fine luglio a quasi 3 milioni di euro, contro quasi 5,1 milioni dello stesso periodo del 2013.
In termini relativi, tra gennaio e luglio del 2014 i protesti levati a Ferrara si sono ridotti complessivamente del 31,9% nel numero e del 42,6% in valore. La diminuzione ha riguardato praticamente tutte le tipologie di effetti: dagli assegni alle cambiali alle tratte. In particolare, gli assegni revocati per mancanza di fondi sono diminuiti del 28% nel numero e di quasi il 38% nell’importo (il valore medio è diminuito del 14%).
Indicatori con il segno meno anche per le cambiali. Nei primi sette mesi del 2013 ne furono firmate oltre 2.400 (per più di 3,6 milioni di euro); quest'anno invece il numero è sceso a poco più di 1.600 per un valore di poco inferiore ai 2 milioni di euro e un valore medio che oscilla intorno ai 1.200 euro (-19% rispetto al 2013).
Infine, in diminuzione anche le tratte, strumento di pagamento residuale ma ancora in uso nel mondo degli affari: il numero di quelle non incassate nei primi sette mesi del 2014 è diminuito del 25%, ma il loro valore totale è più che raddoppiato, senza incidere sull’andamento complessivo, dato il limitato ricorso a questa tipologia di protesto.
Ciascun tipo incide infatti in maniera assai differente sul totale degli effetti levati. Le cambiali sono circa l’87%, mentre gli assegni il 12%. Dall’analisi della composizione percentuale del valore dei titoli si nota, però, come il contributo delle cambiali rispetto all’ammontare totale scende al 66%, mentre quello degli assegni balza ad un rilevante 32%, una quota addirittura superiore di 20 punti percentuali rispetto al proprio peso sul numero dei ‘pagherò’ raccolti dalla Camera di commercio di Ferrara.
Il totale dei protesti sul territorio nazionale
Tenendo presente che, per un confronto tra province, è disponibile un aggiornamento solo ai primi cinque mesi dell’anno, i dati, in valore assoluto, indicano che le regioni dove si concentrano maggiormente le mancate promesse di pagamento sono state Lombardia, Lazio e Campania con un monte di scoperto pari, rispettivamente, a 142, 127 e 114 milioni di euro. Lombardia in testa anche se si guarda al numero di effetti complessivamente protestati, quasi 63mila, seguita dalla coppia Campania e Lazio rispettivamente con 60 e 56mila.
La graduatoria cambia se si prende in considerazione il valore medio delle “bufale”: il conto più salato lo presentano in Emilia Romagna, con protesti che valgono in media 2.335 euro contro una media nazionale di 1.992 euro. Ferrara, in questa classifica che premia gli ultimi anziché i primi, si colloca al 70° posto, con un valore medio più basso della regione: 1.691.
Va al Molise la medaglia della regione più virtuosa della prima parte del 2014: nel loro complesso, i protesti levati rispetto allo stesso periodo del 2013 diminuiscono di un terzo (-32,5%) in termini di numero e del 34% in valore. Staccato di un punto percentuale risulta essere il Lazio (con una riduzione nel valore degli effetti levati pari al 41,6%), seguito dalle Marche dove il numero dei protesti è sceso del 31,3%.
Al rispetto delle scadenze, i meno diligenti e puntuali appaiono i romani, i milanesi ed i napoletani, che concentrano il numero ed i valori provinciali più elevati nel periodo: in queste 3 province si concentra oltre un quarto (25,7%) di tutto l’insoluto nazionale del periodo. A Belluno e Gorizia va invece il primato dei meno indebitati.
A Prato e Ravenna vivono invece quelli che mediamente rifilano le “bufale” più salate: i valori medi dei titoli complessivamente protestati sfiorano i 5mila euro.
alori monetari in euro e numero degli effetti per tipologia
Composizione percentuale
Fonte: elaborazioni Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara su dati Registro informatico dei protesti
Classifica provinciale Gennaio-Maggio 2014 per importo medio sul totale degli effetti protestati L’aggiornamento disponibile per il confronto tra province si ferma a maggio 2014
Fonte: elaborazioni Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara su dati Registro informatico dei protesti
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I fallimenti e le procedure concorsuali
A luglio 2014, i default superano quota 50 (+36,8% sul livello già critico dell'anno scorso), determinando un record assoluto dall' inizio della serie storica che parte dal 2001.
L'incremento più marcato è tra le società di persone, nonostante il fenomeno si concentri soprattutto tra le società di capitale con tre quarti dei casi. Il fenomeno è più contenuto tra le altre forme giuridiche.
Stiamo vivendo una fase molto delicata per il sistema delle Pmi italiane; la nuova recessione sta spingendo fuori dal mercato anche imprese che avevano superato con successo la prima fase della crisi e stanno pagando il conto al credit crunch e a una domanda stagnante da troppo tempo.
La crescita dei fallimenti riguarda indistintamente tutto il Paese, e in molte altre province si registrano aumenti percentuali a doppia cifra, a eccezione dell’area aggregata del Nord Est in cui l'incremento è del 5,5%.
Tra i settori più in sofferenza svettano i servizi (+82,4%), in brusco aumento sul 2013, e la manifattura. Rallentano, invece, tenue consolazione, nell'edilizia, settore che già dall’anno precedente aveva anticipato il trend di crescita.
C'è però un elemento di inversione di tendenza a livello semestrale dopo un lungo periodo di crescita. Le liquidazioni volontarie - cioè gli imprenditori che hanno scelto di chiudere la propria attività - sono state 203: il 15% in meno rispetto allo stesso periodo del 2013, una contrazione più accentuata rispetto all’andamento regionale, ma soprattutto a quello nazionale. Il calo non riguarda tutti i settori economici, l'industria, ma soprattutto il turismo segnano variazioni positive.
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