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L'economia provinciale

ultima modifica 20/07/2016 21:28
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L'alta incidenza del settore agricolo nella formazione del reddito complessivo è una caratteristica peculiare del sistema economico ferrarese.
L'agricoltura ferrarese, infatti, "produce" un valore aggiunto pari al 6% del totale provinciale (un valore pressoché doppio rispetto alla media della regione Emilia Romagna), conta su 9000 imprese registrate, estendendosi su 180 mila ettari di superficie agraria complessiva. Ferrara è attualmente la quarta provincia, in tutto il Nord Italia, dopo Imperia, Cremona e Mantova, per il contributo offerto dal settore agricolo alla formazione del reddito complessivo provinciale.
Storicamente, la lunga "epopea" delle bonifiche, prima, e la riforma fondiaria del delta padano poi, hanno "ridisegnato" il paesaggio delle campagne ferraresi, e quindi la mappa delle specializzazioni produttive, mentre il successivo ricorso alla meccanizzazione ha determinato il diffondersi di colture di tipo estensivo, che hanno profondamente mutato nel tempo anche i protagonisti dell'attività agricola.

L'industria ferrarese, che vanta una gloriosa tradizione, risalente agli albori del processo di industrializzazione, ai canapifici, ai mulini sul Po e persino alle antiche arti calzaturiere esercitate per secoli per Pontefici ed Imperatori, ha registrato, negli anni più recenti, profondi e significativi mutamenti, quali in particolare un crescente livello di innovazione tecnologica applicata ai processi produttivi ed una internazionalizzazione più diffusa e diversificata sui mercati globali.
Ciò si è accompagnato ad un processo di riequilibrio insediativo nell'ambito del territorio della provincia: accanto ai grandi impianti chimici di Ferrara, dotati di notevole potenziale produttivo e di ricerca applicata, ed al "distretto" centese, fortemente integrato nelle sue componenti aziendali e specializzato in uno spettro molto diversificato di produzioni meccaniche, si è andato sviluppando il nuovo "polo" industriale del basso ferrarese, a S.Giovanni di Ostellato. Da area depressa, esso sta trasformandosi in autentico distretto industriale, con buona capacità di attrazione dall'esterno di nuovi insediamenti produttivi. Il territorio ferrarese, infatti, come è previsto anche dalle scelte programmatiche del Piano Territoriale Regionale, rappresenta un'opportunità molto interessante per la rilocalizzazione di attività produttive provenienti dalle zone di insediamento manifatturiero della via Emilia, nonché di molte aree del Nord Est.

Infine, il processo di progressiva terziarizzazione,  in atto anche all'interno del sistema economico ferrarese (particolarmente evidente in termini occupazionali: basti pensare che attualmente il 59% della popolazione provinciale in condizione professionale è impegnata nel terziario, contro il 41,7% del 1981 ed il 16,5% del 1951) non è conseguenza di una sua de-industrializzazione, dato che la crescita del reddito prodotto dal terziario è andata di pari passo con quella dell'industria. Piuttosto, esso è la risultante di fenomeni, quali la forte crescita del settore turistico - prima di quello balneare sul litorale comacchiese, e più recentemente di quello di Ferrara "città d'arte" -, nonché un costante sviluppo dei servizi destinati alle imprese ed alle persone.

In conclusione, Ferrara rappresenta un esempio di sistema economico, nel quale ambiente, cultura e sviluppo produttivo non rappresentano opzioni o "modelli" tra di loro alternativi, né tanto meno antagonistici, ma concorrono invece a determinare una crescita equilibrata ed "a misura d'uomo", ancora caratterizzata dalla preservabilità del "buon vivere" e dalla salvaguardia della cultura umana.

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